Nibiru, il pianeta X
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Nibiru, il pianeta X
Il pianeta X (o Transplutoniano, o decimo pianeta) è un pianeta ipotetico al di là di Plutone. La sua esistenza fu ipotizzata sulla base di apparenti discrepanze nell'orbita di Nettuno. Un nome comunemente utilizzato per questo eventuale pianeta era Persefone, sebbene esso sia già stato assegnato ad un asteroide.
Oggigiorno il decimo pianeta viene considerato un falso problema: le scoperte nel sistema solare esterno si moltiplicano, e numerose fasce di asteroidi e altri oggetti vengono delineate. A partire proprio da Plutone, numerosi oggetti - per i quali si è coniata la definizione di oggetto trans-nettuniano - orbitano attorno al Sole e fanno svanire la distinzione tra pianeti ed asteroidi (lo stesso Plutone, il 24 agosto 2006, è stato declassato da nono pianeta a pianeta nano, e cioè semplicemente il maggiore, o uno dei maggiori, di questi oggetti).
Ciò non evita naturalmente che ogni nuova scoperta venga salutata come quella del decimo pianeta. Nel 2004 alcuni lo identificarono con Sedna. All'inizio del 2006 la notizia che Eris superasse Plutone per dimensioni suscitò grande clamore nella stampa
Nibiru, per gli antichi Babilonesi, era il corpo celeste associato al dio Marduk. Il nome viene dalla lingua degli Accadi e significa punto di attraversamento o di transizione. Nella maggior parte dei testi babilonesi è identificato col pianeta Giove; nella tavoletta n. 5 dell'Enûma Elish potrebbe essere la Stella Polare, che a quel tempo non era quella di oggi, ma Thuban o forse Kochab. Si pensa corrisponda al pianeta ipotetico studiato da Percival Lowell (Pianeta X).
Secondo gli scrittori Zecharia Sitchin e Burak Eldem, gli scritti sumeri quando parlano di Nibiru si riferiscono ad un pianeta ipotetico del nostro sistema solare oggi sconosciuto (grande 2 volte la terra, di colore rosso-oro, di periodo orbitale 3600 anni, perielio tra Marte e Giove e afelio molto più in là di Plutone, di orbita inclinata di 11° rispetto all'eclittica), ma l'archeologia e l'astronomia ufficiali non prendono sul serio quest'ipotesi.
In un mito babilonese, poi ripreso dagli egizi, Nibiru era la causa di incredibili cataclismi nel Sistema Solare: un tempo, cozzando con il pianeta del dio Tiāmat, lo distrusse, creando da alcuni frammenti la Terra e da altri la cintura degli asteroidi[1].
Per misurare la precessione degli equinozi, tra gli antichi Sumeri e in Babilonia, il cielo veniva diviso in 7 spicchi, ciascuno dedicato a uno dei 7 maggiori Anunnaki, ogni spicchio misurava circa 50 gradi sull'equatore celeste. Con la precessione l'equinozio di primavera si sposta nel corso dei secoli lungo l'eclittica, attraversando via via i vari spicchi in cui era diviso il cielo. Il passaggio del punto equinoziale da uno spicchio all'altro determinava l'attraversamento di una fascia di confine di circa 1,5 gradi, corrispondente a circa 3 volte il diametro apparente della Terra proiettata sulla Luna durante un'eclissi. Tale fascia di attraversamento era Nibiru, nella quale la sovranità del cielo non apparteneva ad alcun Annunaki particolare, e dunque gli dei potevano scendere sulla terra. Ogni 3600 anni si ripete il passaggio tra uno spicchio di cielo e l'altro, e si ha il ritorno di Nibiru.
Dopo i sumeri, i babilonesi indentificarono a volte con Nibiru anche i pianeti Mercurio o Giove o Marte, che passavano in coincidenza nella zona crepuscolare verso sud all'alba e apparivano rosseggianti, sul cielo diviso in due dal sorgere del sole, ad est la luce e a ovest le tenebre, come simbolo del dio Marduk che divide in due il cielo. La posizione della fascia di attraversamento era misurata dai Babilonesi con uno strumento astronomico primitivo fatto a croce, che nel medioevo un astronomo ebreo fece conoscere in Europa e che è denominato Bastone di Giacobbe
Oggigiorno il decimo pianeta viene considerato un falso problema: le scoperte nel sistema solare esterno si moltiplicano, e numerose fasce di asteroidi e altri oggetti vengono delineate. A partire proprio da Plutone, numerosi oggetti - per i quali si è coniata la definizione di oggetto trans-nettuniano - orbitano attorno al Sole e fanno svanire la distinzione tra pianeti ed asteroidi (lo stesso Plutone, il 24 agosto 2006, è stato declassato da nono pianeta a pianeta nano, e cioè semplicemente il maggiore, o uno dei maggiori, di questi oggetti).
Ciò non evita naturalmente che ogni nuova scoperta venga salutata come quella del decimo pianeta. Nel 2004 alcuni lo identificarono con Sedna. All'inizio del 2006 la notizia che Eris superasse Plutone per dimensioni suscitò grande clamore nella stampa
Nibiru, per gli antichi Babilonesi, era il corpo celeste associato al dio Marduk. Il nome viene dalla lingua degli Accadi e significa punto di attraversamento o di transizione. Nella maggior parte dei testi babilonesi è identificato col pianeta Giove; nella tavoletta n. 5 dell'Enûma Elish potrebbe essere la Stella Polare, che a quel tempo non era quella di oggi, ma Thuban o forse Kochab. Si pensa corrisponda al pianeta ipotetico studiato da Percival Lowell (Pianeta X).
Secondo gli scrittori Zecharia Sitchin e Burak Eldem, gli scritti sumeri quando parlano di Nibiru si riferiscono ad un pianeta ipotetico del nostro sistema solare oggi sconosciuto (grande 2 volte la terra, di colore rosso-oro, di periodo orbitale 3600 anni, perielio tra Marte e Giove e afelio molto più in là di Plutone, di orbita inclinata di 11° rispetto all'eclittica), ma l'archeologia e l'astronomia ufficiali non prendono sul serio quest'ipotesi.
In un mito babilonese, poi ripreso dagli egizi, Nibiru era la causa di incredibili cataclismi nel Sistema Solare: un tempo, cozzando con il pianeta del dio Tiāmat, lo distrusse, creando da alcuni frammenti la Terra e da altri la cintura degli asteroidi[1].
Per misurare la precessione degli equinozi, tra gli antichi Sumeri e in Babilonia, il cielo veniva diviso in 7 spicchi, ciascuno dedicato a uno dei 7 maggiori Anunnaki, ogni spicchio misurava circa 50 gradi sull'equatore celeste. Con la precessione l'equinozio di primavera si sposta nel corso dei secoli lungo l'eclittica, attraversando via via i vari spicchi in cui era diviso il cielo. Il passaggio del punto equinoziale da uno spicchio all'altro determinava l'attraversamento di una fascia di confine di circa 1,5 gradi, corrispondente a circa 3 volte il diametro apparente della Terra proiettata sulla Luna durante un'eclissi. Tale fascia di attraversamento era Nibiru, nella quale la sovranità del cielo non apparteneva ad alcun Annunaki particolare, e dunque gli dei potevano scendere sulla terra. Ogni 3600 anni si ripete il passaggio tra uno spicchio di cielo e l'altro, e si ha il ritorno di Nibiru.
Dopo i sumeri, i babilonesi indentificarono a volte con Nibiru anche i pianeti Mercurio o Giove o Marte, che passavano in coincidenza nella zona crepuscolare verso sud all'alba e apparivano rosseggianti, sul cielo diviso in due dal sorgere del sole, ad est la luce e a ovest le tenebre, come simbolo del dio Marduk che divide in due il cielo. La posizione della fascia di attraversamento era misurata dai Babilonesi con uno strumento astronomico primitivo fatto a croce, che nel medioevo un astronomo ebreo fece conoscere in Europa e che è denominato Bastone di Giacobbe
Fonte: http://www.nibiru2012.it/
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