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Messaggio Da Mik Darko Gio Feb 11, 2010 2:15 am

Apro gli occhi e mi guardo attorno… mi trovo su di un letto in una stanza.
Appena sveglio ma ancora stordito dal sonno, cerco, spalancando gli occhi e la mente, di ricordare in che modo sono finito su questo letto!? In che modo sono arrivato in questa stanza!?...

Non appena mi accorgo che nonostante gli sforzi non riesco a dare una risposta ai miei interrogativi… mi alzo di scatto.

Da sinistra verso destra, squadro la stanza: vi è un comodino con sopra una sveglia, un bicchiere d’acqua e la foto di una ragazza; a questo particolare mi soffermo… la conosco!... si è proprio lei!... sto componendo nella mente le lettere del suo nome, ma ad un tratto il buio totale… non so più chi è, ma so che l’amo.

Il mio sguardo, adesso, si sofferma su una strana figura ed ho paura… sono io!... è solo la mia immagine riflessa in uno specchio.

Scendo dal letto e mi accorgo di essere totalmente nudo, il mio corpo è interamente ricoperto da strani simboli tatuati: tribali e parole senza senso.

Comincio a tremare… mi rannicchio per terra, mi tormento cercando di dare una spiegazione a ciò che accade.

Non riesco a trattenere le lacrime… inoltre c’è un particolare che alimenta la mia inquietudine: guardo la sveglia e il display digitale segna le 6 e 66!
Mi rivolto verso lo specchio… qualcosa mi sfugge… guardo e riguardo… ecco! Alzo la mano sinistra nel tentativo di toccare il pearcing sull’orecchio, ma stranamente non so per quale bizzarro fenomeno, la mia immagine è riflessa al contrario.

Tutto ha dell’assurdo, non ricordo di essermi addormentato… anzi non so proprio cosa stessi facendo prima di trovarmi in quest’incubo.

Sono un ragazzo di venti anni e come molti altri: studio, mi diverto, progetto, sogno, insomma vivo la mia vita! Perché mi sta accadendo tutto questo? Forse sono morto!?... forse è questo l’aldilà!?... un limbo senza ricordi, una stanza priva di memoria, uno specchio che riflette anche i peccati, i rimorsi, le angosce, le paure, come tanti tatuaggi che imbrattano l’anima… ma che cazzo sto dicendo… io non sono morto!… sicuramente questo è un incubo… un brutto incubo!… che incubo.

Stanno bussando alla porta!... che stupido, perché non lo vista prima!? Al di là qualcuno potrà darmi una risposta.
Un momento, il rumore non viene dalla porta… ma dallo specchio! O meglio, dalla porta riflessa.
Non so proprio cosa fare… intanto il tamburare diventa sempre più forte, e allora dico: “Chi è!?” il battere cessa, nessuna risposta.
Il tempo di un respiro, poi nuovamente il rimbombante rumore!

Al mancato riscontro, innervosito urlo: “Sei sordo, ti ho chiesto chi sei.” Cacchio, forse ho esagerato, forse è il proprietario della stanza, forse è il mio ospite… devo rimediare subito alla sguaiataggine di poco fa: “Scusa… puoi entr…, avanti!”.
A metà di quella frase la porta inizia ad aprirsi lentamente, generando un suono che si propaga nell’intera stanza amplificandosi sempre più e inculcando nella mia testa strani pensieri di morte ed orrore.

Ad accrescere tali sensazioni è la provenienza del suono… non dalla porta reale… ma da quella virtuale dello specchio, dalla quale non riesco a distogliere lo sguardo!
Una lene brezza alle mie spalle mi sta dando il coraggio di voltarmi, allontanando le macabre fantasie riguardanti l’uscio spettrale.

Il venticello proviene dalla porta reale, non c’è dubbio… questo mi tranquillizza.
Mi giro completamente ed ecco a due passi dalla porta, verso di me, la creatura più armoniosa che i miei occhi abbiano mai visto… viso angelico, capelli corvini, occhi di un grigio flashante…la ragazza che poco prima vidi nella foto, ora è dinanzi a me.

Le sue labbra movendosi, emettono un melodioso suono che solo dopo pochi istanti il mio cervello recepisce come un: “Ciao.”
Nel frattempo il suo sguardo comincia a rattristarsi… poco prima era pieno di gioia e sembrava che la mia vista l’allietava… ora è triste e malinconico.
Una lacrima le scende lungo lo zigomo, come mai!?... quella ragazza vuole dirmi qualcosa, ma cosa!?... ora sembra che voglia mettermi in guardia!

Un rumore secco alle mie spalle!... il mio sangue è completamente diacciato!... non c’è dubbio, anche se prima di allora lo avevo sentito solo nei film, questo è proprio il rumore del grilletto di una pistola… devo… devo voltarmi.

Mi ritorna in mente il cigolio della porta, la sensazione di paura ed orrore… quindi, con un tremendo sforzo, cerco di muovere i muscoli del collo ormai divenuti duri come il marmo.
Voltato verso quel maledetto specchio, per primo guardo la mia immagine riflessa, ma essa è intenta a guardare la fanciulla nella mia stanza, mentre io scorgo a due passi dalla porta virtuale, il possessore della pistola.

Un uomo con abito scuro, avvolto in un ombra innaturale esistente solo in quella realtà riflessa, impugna l’arma con il grilletto alzato e intento a sparare alla mia immagine.
Quest’ultima non si rende conto di ciò che sta per accadere e nonostante i miei sforzi, non riesco a distoglierlo dalla bella donna.

Un momento, se egli è il mio riflesso… se mi rivolto verso la ragazza, lui dovrà voltarsi verso il killer e accorgersi del pericolo!

Riguardo la ragazza… continua a piangere, ma con le mani vellutate ora sta coprendo il suo viso venusiano… contemporaneamente a tale gesto uno sparo spezza il suo singultare: la mia immagine si era voltata… ma troppo tardi.

Guardai nuovamente lo specchio… l’uomo si è volatilizzato lasciando solo il fumo della canna ed a terra il corpo esamine… il mio corpo rivolto verso l’alto… immerso in una pozzanghera di sangue che gorgogliava dalla bocca e da uno squarcio all’altezza del petto.

I tribali e gli strani simboli ora sono scomparsi sia su di me, che sulla mia immagine morta.
Adesso sento le gambe ammencire ed inoltre una tremenda fitta s’insinua nel petto, come se il proiettile avesse colpito anche me.

Cerco la ragazza… ma anch’ella è svanita… barcollo, mi poggio sul letto… la vista incomincia ad appannarsi… il respirare diventa sempre più faticoso… mi sento morire… è la fine.

D’istinto protendo il braccio verso il comodino, raggiungendo il bicchiere… lo porto alla bocca e lascio che l’acqua mi ridesti, ma… le palpebre diventano sempre più pesanti…

… ora ricordo… tutto… guidavo l’auto: “Cazzo sono in ritardo! Devo sbrigarmi! O non farò in tempo!”.

La mia vita, come quella di ogni persona su questo pianeta, è parte integrante di un sistema che ci pone dei limiti, spaziali o temporali, dai quali non ci possiamo scostare… o non vogliamo.
Ascoltavo una canzone: My eyes have seen you (Doors); non andavo molto veloce… quando la vidi… la ragazza della foto… sì, era lei!

Per una strana coincidenza guidava anche lei un auto come la mia, e per pura combinazione si trovava sulla mia stessa corsia… ma nel verso opposto.

I nostri sguardi si erano aggrovigliati come i fili di una matassa e sentivo il desiderio irrefrenabile di starle il più vicino possibile… anche lei, da come aveva schiacciato l’acceleratore, desiderava ciò.

Pochi istanti ancora… e ci saremmo stretti… e così fu.
Sento ancora il dolore sul petto, ma ora il respiro è regolare… quel ricordo triste e nel contempo soave, m’induce a sdraiarmi sul letto ed a non opporre resistenza al peso delle palpebre.

[Continua...]


Mik Darko
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