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Messaggio Da Mik Darko Dom Lug 19, 2009 10:20 pm

Gli antichi testi indiani ci descrivono, sotto forma di miti e leggende, un passato misterioso. L'antica India fu teatro di anacronistiche battaglie, tra dei, semidei e uomini, nelle quali venivano utilizzate armi nucleari, macchine volanti e micidiali. Ce ne parla Pasquale Arciuolo in questo articolo.

Battaglie dell'altro mondo India


Le città indiane, come Roma, conservano ancora resti del passato molto suggestivi, lo si nota specialmente al tramonto. Fiori dovunque; templi e palazzi antichi che testimoniano l’originalità delle civiltà di un tempo; una fede arcaica che coinvolge corpo e mente, rispettosa degli animali e della natura; scienze sacre che permettono a uomini comuni di dormire su letti di chiodi, di incantare serpenti, di arrampicarsi su corde appese nell’aria, che non hanno fine; un’elaborata forza mentale che gli permette di stare in meditazione diverse ore assumendo le posizioni più complicate.
Una terra tanto bella quanto povera. La miseria assilla queste genti, spesso ignare del domani, ma anche di un futuro più lontano. Questa approssimativamente è l’idea che si fa un turista, ma anche scrittori, archeologi o avventurieri, al calare della notte sulle terre indiane.

L’India non è solo questo, ma è anche terra di numerose leggende, quelle che ispirarono Kipling, cresciuto proprio qui. Il Libro della Giungla è la sua opera più importante, basata sull’idea che nella foresta indiana vi fosse una misteriosa città colma d’oro e di preziosi gioielli, retta da un’elaborata monarchia estintasi perché la natura la inghiottì a causa, a quanto pare, di strani peccati commessi dai suoi abitanti.
Effettivamente nella giungla indiana sono state ritrovate misteriose rovine che sono state riconosciute come resti di antiche città o, a ogni modo, centri urbani di ignota origine: curioso che, a detta di alcuni esploratori, gli edifici di questa città sarebbero stati di cristallo o almeno composti da qualcosa del genere. Secondo alcuni, i presunti edifici di cristallo erano in realtà resti di città calcificati dall’improvviso scoppio di armi nucleari... è possibile che nella giungla indiana queste città possano aver conosciuto il potere distruttivo delle bombe atomiche? Al di là di questo è bene chiedersi: “Si sviluppò quindi una civiltà avanzata all’interno della giungla indiana, di cui quella descritta da Kipling, fu un importante centro? Forse si trattò di città fondate da esseri extraterrestri oppure colonie dell’impero di Mu?” Il ritrovamento di strani congegni avanzati nelle medesime giungle, che diedero filo da torcere ai primi esploratori britannici porterebbe a dare pienamente ragione alla teoria del sorgere di importanti centri avanzati! Proseguendo sulla scia del possibile uso di tecnologia avanzata in imperi antichi scopriamo miti dimenticati molto curiosi. Abbondano in India e si rimane totalmente sbalorditi quando si leggono i passi dei poemi epici indiani (che a quanto pare sono sette o otto volte più estesi dei poemi occidentali quali Iliade e Odissea): misteriose guerre combattute con armi (re-)inventate soltanto da cinquant'anni; frecce che sterminano intere popolazioni; strani veicoli militari che solcano i celi (vimana); potenti guerrieri galattici dediti all’uso della più barbara tecnologia nucleare. Tutto questo caratterizza questi stupendi poemi epici che con l’ingenuità del mito nascondono una realtà stupenda, sbalorditiva, lontana dalle nostre conoscenze storiche e, naturalmente, da tutto ciò che si può definire antico. Analizziamo quindi alcuni passi (data la mole di certe opere, non possiamo enunciarle tutte quante) di questi poemi epici cercando di capire cosa effettivamente avveniva tanti secoli fa sulla nostra enigmatica Terra.

Dal Ramayana: “Rama salì su carro che va dovunque e che assomiglia a una nube brillante in cielo. Sotto l’ordine di Raggira il carro si elevò nello spazio e Rama spostandosi a piacere provò una grande gioia”. Non è difficile capire come questa sia la cronaca del decollo di un veicolo avanzato, ma stiamo parlando di diversi e diversi secoli avanti Cristo, quando i dispositivi di volo non esistevano affatto. Il Ramayana tratta delle gesta del leggendario imperatore Rama, che si dice fondatore di un impero pre-diluviano, contemporaneo ad Atlantide nell’India nord-occidentale e Pakistan, circa 15.000 anni fa, costituito da sette avanzate città note come le sette città sacre dell’India (Churchward fu lo scopritore di una di esse). Qui si fa spesso e volentieri riferimento a una sorta di freccia intelligente che va dove vuole e che è capace di portare morte e distruzione. Trattasi di un potente razzo telecomandato, sganciato da invasori spaziali pronti a contendersi l’impero?

Proseguendo nella ricerca, citiamo il Mahabharata: “Obbedendo alla voce dello spirito, Narayaba convoca Danaba, il disco distruttore (...). Danaba comparve dal cielo con armi come proboscidi di elefante, spargendo lampi spaventosi, capaci di distruggere le città nemiche. E questo disco, risplendendo con fuochi devastanti che uscivano da ogni alto, distrusse i Daityas a migliaia”. Come interpretare il passo appena citato? Sembra che un potente comandante di una forza interstellare usasse robot intelligenti, capaci di compiere dei veri e propri stermini di massa contro eserciti di guerrieri scesi a loro volta da altri pianeti! La Terra in un lontano passato conobbe battaglie di questo tipo a seguito dell’invasione di razze più evolute di extraterrestri?

Nel Drona Parva si narra: “(...) lanciò l’arma che precipitò a vortice sulla Terra. Si alzò un vento terribile; la natura impazzì e il Sole girò su sé stesso. I nemici cadevano come fili d’erba bruciata, bollivano le acque dei fiumi e anche coloro che volevano salvarsi morirono senza rimedio. Ardevano i boschi; cavalli ed elefanti correvano disperati tra il fuoco. Quando il vento dissipò il grande fumo degli immensi incendi, si videro migliaia di corpi fulminati dal raggio terribile”. Oramai non vi sono assolutamente più dubbi: si tratta di cronache di battaglie avvenute prima di Cristo in un'India ancora sconosciuta, dove erano protagonisti misteriosi esseri provenienti da chissà dove, che facevano largo uso di tecnologia nucleare e armi di distruzioni di massa!

Vediamo come anche nel Bhisma Parva si parli ancora di una tecnologia sconosciuta e potente: “Fu un raggio sconosciuto, gigantesco, messaggero di morte, che ridusse in cenere i Vrishni e gli Andhakas. I cadaveri bruciati non erano riconoscibili. Ai morti cadevano unghie e capelli (...). Cukra, volando a bordo di una Vimana di grande potere, lanciò sulla triplice città un oggetto unico, caricato con la forza dell’universo. Un grande fumo incandescente simile a diecimila soli si levò splendente. Quando la Vimana discese dal cielo si scorse una specie di blocco luminoso di metallo posato sul suolo”.

Cosa successe quindi tanti millenni fa nell’antica India? Come spieghiamo l’uso di queste armi e come spieghiamo le famose Vimana tanto decantate in questa letteratura perdutaTrattasi di avanzati mezzi di spostamento di origine extraterrestre? Questi esseri decisero forse di iniziare alcune persone all’uso di questi complicati veicoli, creando delle vere e proprie accademie di volo ante-litteram? Si dice infatti che esistette un gruppo chiamato Sakyas, il cui compito era pilotare questi potenti veicoli. Le Vimana, stando sempre ai poemi, non erano solo veicoli di spostamento, ma anche di guerra, capaci di adattarsi a qualsiasi pianeta, a qualsiasi elemento, e di compiere operazioni belliche inimmaginabili. Furono loro quindi i responsabili delle immani catastrofi? E se i Vimana non fossero altro che i moderni Ufo che ancora oggi solcano i nostri cieli? Sì, è probabile.
I Signori celesti diedero agli iniziati importanti nozioni scientifiche. Questi ultimi avevano il compito di catalogare tutti i processi per costruire Vimana e altre sofisticate armi. Questi iniziati facevano anche parte della Società dei Nove Uomini, voluta dal re Asoka, il cui compito fu quello di compilare dei libri sulle misteriose Vimana e le loro particolari proprietà. Molti antichi tsti dell'India aspettano ancora di essere tradotti. Se questi libri sono giunti fino a noi, lo scopriremo, quando tutta la mole di antichi testi verrà tradotta.
Al di là di cosa possa effettivamente essere successo tanti secoli fa, è difficile far luce su una realtà storica complicata come quella dell’India, dove la leggenda si sovrappone ai concreti fatti storici, a loro volta non ben chiariti. Ammirando i tramonti indiani ci accorgiamo che qualcosa di enigmatico invade ancora oggi questo stupendo paesaggio, qualcosa di ignoto e bello, pericoloso e fatale.

Autore: Pasquale Arciuolo

Fonte:http://www.croponline.org/
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