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Messaggio Da matrona Sab Apr 03, 2010 9:06 pm

Battito cardiaco accelerato, fiato corto, nausea e senso di soffocamento.
Erano questi i sintomi che tormentavano Adolf Hitler quando doveva recarsi al Nido dell'aquila, lo chalet che il partito nazista gli aveva regalato in cima a un picco delle Alpi Bavaresi.
Il fuhrer (scusate la scrittura, ma il mio PC non ha le vocali con 2 puntini) soffriva infatti di claustrofobia (la paura degli spazi angusti) e l'unica via di accesso al Nido era un ascensore che salive attraverso gli ultimi 124 metri di roccia.
Un incubo per il dittatore, che vi pose rimedio facendo installare alcuni specchi nella cabina per creare l'illusione di uno spazio più ampio.
Ma Hitler, affetto pare anche da kenofobia (il terrore del vuoto), non fu l'unico potente a dover fare i conti con le fobie (dal greco phòbos, "paura").
Alessandro Magno (356 - 323 a.C.) per esempio soffriva di ailurofobia (paura dei gatti, in greco àilouros): il re macedone, nell'antichità simbolo del condottiero invincibile, tremava alla sola idea di trovarsi a tu per tu con un micio.
Ma la lista dei "grandi fifoni" è lunga.

Il temutissimo tiranno di Siracusa, Dionisio I (430 - 367 a.C.) era vittima della tanatofobia (timore ossessivo della morte) e vedeva ovunque assasini.
L'ansia lo indusse a insegnare ai propri figli a tagliargli la barba e capelli (un barbiere avrebbe potuto sgozzarlo) e per dormire al sicuro fece costruire un letto rialzato con tanto di recinzione.
La tanatofobia ha afflitto molti potenti del passato.
Un caso documentato è quello del dittatore sovietico Stalin (1878 - 1953) la cui paura di perdere la vita in un colpo di Stato avrebbe amplificato la sua politica del terrore.
Tra i più tanatofobici in assoluto ci sarebbe il primo imperatore cinese Qin Shi Huang (260 - 210 a.C.), non a caso seppellito con 8mila guerrieri di terracotta a guardia del suo mausoleo.
Per sfuggire a presunti sicari trascorreva le giornate spostandosi da una stanza all'altra del suo palazzo, in attesa che gli scienziati di corte creassero un elisir che gli garantisse l'immortalità.

Un pò di sana diffidenza avrebbe forse evitato a Giulio Cesare (100 - 44 a.C.) di finire assassinato.
Ma le paure del "padre della patria" romano erano altre: rabbrividiva davanti a insetti e ragni (entomofobia e aracnofobia) nonché, come Alessandro Magno, al cospetto dei gatti.

Quella dei gatti sembra dunque la fobia più diffusa tra i potenti dell'antichità e non solo.
Si tratterebbe di un retaggio delle credenze su questo animale considerato "magico", il cui aspetto bonario cela un'istinto selvaggio.
Oltre che ad già citati, l'ailurofobia (che può arrivare allo svenimento) è attribuita al sanguinario Gengis Khan (1162 - 1227), a Napoleone Bonaparte (1769 - 1821) e al generale e presidente U.s.a. Dwight Eisenhower (1890 - 1969).


Tra gli altri timori "metafisici" attribuiti dai biografi antichi ai potenti c'è la scotofobia (da skòtos, "oscurità") l'avversione ossessiva per il buio, che avrebbe afflitto Augusto (63 a.C. - 14 d.C.).
Ipotesi rafforzata dal fatto che voleva un servo accanto a sé ogni notte, pronto ad accendere un lume nel caso si fosse svegliato.
Il primo imperatore romano veniva inoltre colto da attacchi d'ansia durante i temporali (ceraunofobia, dal greco keraunòs, "fulmine") di cui soffriva anche Caligola (12 - 41 d.C.).
Infine Augusto era terrorizzato dai viaggi per mare talassofobia).
Negli spostamenti via terra detestava invece la lettiga, il cui andamento oscillante gli procurava nausea.
Due indizi che fanno pensare che in realtà soffrisse di emetofobia, l'ossessione di non riuscire a controllare i conati.

In pieno Medioevo Carlo Magno (742 - 814), signore del Sacro Romano Impero, era preda sia dell'eremofobia (paura della solitudine), sia della sua variante "domestica": l'ecofobia (dal greco oikos, "casa") ovvero il terrore di restare soli in casa.

Alla timidezza sono invece connesse altre due fobie che hanno fotto vittime illustri: la calliginefobia ( da kallos, "bello", e ghinè, "donna"), ovvero l'ansia suscitata dalle belle donne, e l'antropofobia (la paura dei rapporti sociali, versione patologica della misantropia).
spauracchi, questi, che minarono le relazioni del presidente americano Abraham Lincoln (1809 - 1865).

Tra i grandi fobici italiani la palma del "fifone" spetta probabilmente ad Alessandro Manzoni (1785 - 1873).
Soffriva di agorafobia ( la paura degli spazi aperti, che si aggrava in presenza di folla).
Lo scrittore (e senatore) fu colpito da un'attacco di panico nelle affollate vie di Parigi, dove temette di aver perso la moglie.
L'autore de "I promessi sposi"', inoltre, non riusciva a parlare in pubblico ed era bacillofobico: aveva cioè un patologico timore di essere contaminato da batteri e microbi.
La paura dei microrganismi (figlia delle scoperte scientifiche avvenute tra il XVIII e il XIX secolo) "contagiò" anche Mussolini.
Si pensa anche ad un'ipotesi che il duce avesse riportato in auge il saluto romano per limitare le anti-igieniche strette di mano.

I nemici invisibili atterrivano più di quelli in armi anche nel caso di Winston Churchill (1874 - 1965), rupofobico (ossessione della sporcizia) conclamato: il premier inglese trascorreva ogni giorno molte ore nella vasca da bagno.

Tra i bacillofobici cronici troviamo infine Saddam Hussein (1937 - 2006)le cui paranoie sono state registrate dagli americani durante il periodo di prigionia( temeva di aver contratto l'Aids).

Tra i "grandi" fuori dai palazzi della politica le paure sono state altre.
Pablo Picasso (1881 - 1973) era peniafobico: aveva il terrore (ingiustificato, date le quotazioni dei suoi quadri già mentre era in vita) di diventare povero.
Marilyn Monroe (1926 - 1962) era agorafobica e il fisico Nikola Telsa (1856- 1943) - altro igienista patologico - veniva colto dall'ansia di fronte ad oggetto tondeggianti.
Come il maestro del brivido Alfred Hitchcock (1899 - 1980), che sudava freddo alla sola vista di un uovo.

scritto da Matteo Liberti, per Focus Storia n°42 dell'aprile 2010
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