Aconito
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Aconito
Fin dai tempi antichi l’Aconito ha suscitato interesse per la sua tossicità.
Veniva usato per avvelenare frecce, uccidere lupi e altri predatori, somministrato a condannati a morte.
L’estratto di aconito è considerato uno dei veleni vegetali più attivi.
La droga è costituita dalle radici tuberizzate che contengono alcaloidi molto tossici, il principale è l’aconitina già letale per un uomo alla dose di 3-6 mg pari a circa 3-4 g di tubero fresco.
Stando alle parole del poeta latino Ovidio, dalla saliva del mostro Echidna sarebbe stata generata questa pianta velenosa.
Aconitum napellus è un gruppo di piante erbacee perenni con radici tuberizzate, appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae.
Ha fusto eretto, poco ramificato con foglie alterne palmato-partite in 3-7 segmenti, la cui pagina superiore è verde scura lucente mentre quella inferiore è più chiara.
L’infiorescenza, molto appariscente, all’apice del fusto, è composta da fiori grandi, blu-viola intenso con il caratteristico sepalo superiore a forma di elmo.
Al genere Aconitum appartengono oltre 350 specie diffuse in Asia, Europa e Nord America.
La presenza del genere Aconitum in Italia è oggi documentata in tutto l’Arco Alpino con numerose specie e sottospecie.
Nell’area asiatica, da sempre le preparazioni a base di estratti di aconito sono fonte sia di potenti veleni sia di ottimi rimedi medicinali.
Al giorno d’oggi l’aconito viene usato prevalentemente in fitoterapia. Si adopera quasi sempre sotto forma di tintura.
Da secoli la medicina popolare cinese e giapponese prevede l’uso di preparati a base di aconito per un grande numero di affezioni dolorose come nevralgie, emicranie, odontalgie.
Questa pianta, suscita grande interesse da parte degli scienziati sia per i possibili futuri impieghi terapeutici nella medicina ufficiale, sia in ambito sistematico.
Così se da una parte il contenuto in metaboliti secondari viene indagato per le applicazioni farmacologiche, dall’altra questi composti risultano avere impiego in chemotassonomia.
Lo studio della distribuzione dei composti secondari del metabolismo vegetale, come alcaloidi e flavonoidi, può essere infatti un utile strumento per classificare le specie dubbie e difficili da inquadrare in ambito sistematico con i soli caratteri morfologici, mentre la morfologia esterna è maggiormente influenzata dalle variazioni ambientali, i costituenti chimici risultano più stabili.
http://it.wikipedia.org/wiki/Aconitum_napellusVeniva usato per avvelenare frecce, uccidere lupi e altri predatori, somministrato a condannati a morte.
L’estratto di aconito è considerato uno dei veleni vegetali più attivi.
La droga è costituita dalle radici tuberizzate che contengono alcaloidi molto tossici, il principale è l’aconitina già letale per un uomo alla dose di 3-6 mg pari a circa 3-4 g di tubero fresco.
Stando alle parole del poeta latino Ovidio, dalla saliva del mostro Echidna sarebbe stata generata questa pianta velenosa.
Aconitum napellus è un gruppo di piante erbacee perenni con radici tuberizzate, appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae.
Ha fusto eretto, poco ramificato con foglie alterne palmato-partite in 3-7 segmenti, la cui pagina superiore è verde scura lucente mentre quella inferiore è più chiara.
L’infiorescenza, molto appariscente, all’apice del fusto, è composta da fiori grandi, blu-viola intenso con il caratteristico sepalo superiore a forma di elmo.
Al genere Aconitum appartengono oltre 350 specie diffuse in Asia, Europa e Nord America.
La presenza del genere Aconitum in Italia è oggi documentata in tutto l’Arco Alpino con numerose specie e sottospecie.
Nell’area asiatica, da sempre le preparazioni a base di estratti di aconito sono fonte sia di potenti veleni sia di ottimi rimedi medicinali.
Al giorno d’oggi l’aconito viene usato prevalentemente in fitoterapia. Si adopera quasi sempre sotto forma di tintura.
Da secoli la medicina popolare cinese e giapponese prevede l’uso di preparati a base di aconito per un grande numero di affezioni dolorose come nevralgie, emicranie, odontalgie.
Questa pianta, suscita grande interesse da parte degli scienziati sia per i possibili futuri impieghi terapeutici nella medicina ufficiale, sia in ambito sistematico.
Così se da una parte il contenuto in metaboliti secondari viene indagato per le applicazioni farmacologiche, dall’altra questi composti risultano avere impiego in chemotassonomia.
Lo studio della distribuzione dei composti secondari del metabolismo vegetale, come alcaloidi e flavonoidi, può essere infatti un utile strumento per classificare le specie dubbie e difficili da inquadrare in ambito sistematico con i soli caratteri morfologici, mentre la morfologia esterna è maggiormente influenzata dalle variazioni ambientali, i costituenti chimici risultano più stabili.
FIORI FRUTTI
matrona- Collaboratore
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