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Messaggio Da matrona Sab Lug 17, 2010 3:50 am

Nella religione Wicca e nei culti pagani le feste si dividono in Sabbat e Esbat, questi ultimi sono le Lune Piene mentre i Sabbat (Sabba, Sabbath….) compongono quella che viene chiamata “la Ruota dell’Anno”.
La Ruota dell’Anno è composta da 8 festività, quattro vengono chiamati Sabbath Maggiori e quattro Minori.
I Sabbat Maggiori sono:

Samhain (31 Ottobre)
Imbolg (2 Febbraio)
Beltane (1 Maggio)
Lammas – Lughnassad (1 Agosto)

Si tratta di festività legate all’agricoltura e segnavano (e segnano) dei momenti cardine che vengono festeggiati e onorati.

Ci sono poi i quattro Sabbat Minori:

Yule (ca 21 Dicembre)
Ostara (ca 21 Marzo)
Litha (ca 21 Giugno)
Mabon (ca 21 Settembre)

Sono Festività legate al Sole e al suo movimento, si tratta di equinozi e solstizi, e si festeggia il movimento del sole e i raccolti.

In principio si festeggiava solo i quattro Sabbat maggiori, Gardner inserì successivamente i 4 minori, alcune congreghe nate da Sacerdotesse, o iniziati, separatesi da Gardner prima si questa innovazione sono andati avanti per molti anni a festeggiare solo le festività agricole, ormai è pressoché utilizzato da tutti (o quasi) il calendario con le otto festività.
L’importanza della Ruota dell’Anno nella pratica magica è notevole, i fondamenti del percorso iniziatico si basano sui principi e i concetti che insegna il rinnovarsi delle stagioni e della Natura, dunque la maggior parte della pratica è rivolta a questi Sabbat giustificandoli, poi, con folclori e mitologie varie che si differenziano da tradizione a tradizione e da praticante a praticante.
Bisogna dire che per comprendere bene quello che sta dietro la Ruota dell’Anno è necessario percorrerla anno dopo anno, continuamente, in una spirale che va verso l’infinito, questo perché interrompere la spirale può significare il ricominciare daccapo il percorso.
La Ruota dell’Anno però non è solo feste, ma è tutto il percorso che portano ad esse, ogni festa è collegata a quella precedente e alla successiva da un cammino necessario da percorrere, ha poco senso festeggiare qualcosa senza aver fatto il cammino che ne giustifica la celebrazione.
In molti, neofiti e non solo, associano erroneamente la Ruota dell’anno a un celebrazione di una sera, ad una candela accesa davanti alla finestra per pregare la Dea o il Dio.
Nella Wicca è un percorso iniziatico e questo percorso è da farsi attraverso queste festività e la celebrazione è il punto culmine, la bandierina che viene piantata, di un cammino che è durato almeno da un mese e mezzo (che è il tempo che passa tra una festa e l’altra più o meno).
Lasciamo ad articoli più specifici il raccontare festa per festa il significato e alcuni possibili modi di festeggiamento, ma nell’ottica di un ricerca delle origini della Wicca ci sembrava corretto preparare un articolo che accomunasse queste feste e che ne spiegasse la continuità che è presente nella Ruota dell’Anno.
Questo considerando anche uno dei concetti cardine della ciclicità del tempo, la società attuale è abituata a vedere il tempo in forma lineare, tutto inizia e finisce, per i praticanti di Magia nulla ha un inizio e una fine, la vita è una spirale e la Ruota dell’Anno non è che una rappresentazione di un “circolo” di questa spirale, “nulla si crea nulla si distrugge, ma tutto di trasform
a”.
per questi articoli devo ringraziare una mi amica di FB.. quindi se avete altro da aggiungere è ben accetto Smile
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Messaggio Da matrona Sab Lug 17, 2010 3:57 am

Samhain
31 Ottobre

Samhain (pronuncia sowin o sam-hayne) è uno dei 4 Sabba maggiori della Ruota dell’Anno. 
L’anno celtico, per esempio, era suddiviso in due grandi stagioni, scandite dalle festività di Beltane (che rappresentava l’inizio dell’estate) e Samhain che rappresenta l’inizio dell’inverno. 
Dopo aver festeggiato il raccolto e l’immagazzinamento a Mabon, a Samhain si raccolgono i frutti tardivi come ad esempio zucche, rape, mele etc..
Le giornate si accorciano sempre più e ci si prepara all’inverno ormai alle porte.
I mandriani si affrettavano a spostare il bestiame, portandolo dai luoghi dei pascoli estivi al riparo in rifugi e stalle, insieme al fieno che li avrebbe rifocillati durante l’inverno al riparo delle tempeste e veniva accumulata la legna per accendere i fuochi invernali nelle case.
La parte di bestiame destinata a diventar cibo veniva macellata, dopo aver ringraziato le Divinità.
Erano giorni di gioia in quanto tutta la famiglia lavorava insieme per cuocere pane, salare la carne e prepararsi all’inverno. 
Samhain è il capodanno celtico, e di conseguenza anche il capodanno per gli Wiccan, la Ruota dell’Anno arriva alla sua conclusione per ricominciare il suo giro, ininterrottamente in un spirale senza fine.
Il fatto che sia la fine della Ruota dell’Anno non deve però trarre in inganno, Samhain è inevitabilmente collegato sia alle feste precedenti sia a quelle successive, come verrà detto successivamente la triade di feste Mabon – Samhain – Yule rappresentano uno dei principi fondanti della Magia, nascita – morte e rinascita. 
Essendo Samhain una giornata di passaggio, un inizio e una fine, è considerata una festa fuori dal tempo, Samhain infatti non appartiene ad alcun mese (se non per semplificare i calendari), per i celti infatti tutto ciò che è limite tra un inizio e una fine è fuori da ogni tempo e da ogni luogo; per questo motivo la notte di Samhain il velo che separa il mondo dei vivi con quello dei morti viene sollevato.
Gli spiriti di coloro che sono morti durante l’anno possono intraprendere il loro viaggio verso Summerland, mentre gli spiriti degli antenati possono tornare a far visita alle loro famiglie.
Sulle porte delle case e sui davanzali delle finestre venivano lasciati per loro cibo e acqua, così che gli spiriti dei morti potessero rifocillarsi prima di intraprendere il lungo viaggio con meta la Terra dell’eterna estate.
Per far si che gli antenati trovassero la via di casa era d’uso mettere d’avanti alle finestre delle candele accese per tutta la notte.
Come in molte festività celtiche i fuochi e i falò erano presenti in molte pratiche comunitarie, durante il giorno che precedeva Samhain tutti i focolari casalinghi venivano spenti e la comunità si ritrovava nella parte più alta del paese/città/villaggio dove venivano costruiti grandi falò in inglese bonfires, il cui nome era in origine bone-fires, (bone=osso) in quanto dopo aver preparato e macellato il bestiame le ossa venivano gettate nel fuoco come auspicio di salute e prosperità per il nuovo anno.
Inoltre su delle pietre venivano scritti i nomi delle persone costituenti ogni famiglia; queste pietre venivano poi gettate nei fuochi.
Lo stato delle pietre al mattino avrebbero predetto la sorte della persona nell’anno che stava iniziando.
Dai falò, al mattino di Samhain, venivano prese delle torce che erano usate per accendere nuovamente i focolai nelle case in segno di unione della famiglia e come buon auspicio per il raccolto dell’estate successiva. 
Oltre ad essere una festa dedicata ai morti e al loro passaggio o al ricordo degli antenati era una festività allegra e piena di banchetti e festeggiamenti, infatti il bestiame che non sarebbe sopravvissuto all’inverno per mancanza di foraggio veniva ucciso e la carne che non poteva essere conservata si condivideva con la comunità, in tal modo non solo i ricchi o i benestanti potevano nutrirsi della carne ricavata, ma anche i poveri venivano ospitati dai più abbienti e condividevano con questi il cibo.
I frutti della Terra che non venivano raccolti entro il 31 ottobre venivano abbandonati nei campi e lasciato per dar da mangiare a fate e folletti.
Importantissima pratica di questo periodo è la Divinazione, anticamente lasciata ad esperti, quali Streghe, Sciamani e Sacerdoti, mentre col passare dei secoli ad appannaggio anche della gente comune che con pratiche diverse da zona a zona cercavano di comprendere quale potesse essere il proprio futuro e quello dei propri cari.
Ad oggi la festa di Samhain è stata sostituita con Halloween, festività anglosassone di Ognissanti, dove molte tradizioni antiche vengono riproposte in una versione più commerciale e moderna.
Ancora oggi Samhain è una festa molto importante. 
E’ un periodo dedicato all’introspezione, all’analisi di se stessi, si cerca di fare un raccolto dei progressi fatti durante l’anno, delle cose positive e di quelle negative; si fanno propositi per l’anno successivo. 
Nella notte di Samhain la comunicazione con i morti è più facile, grazie al sottile velo tra i mondi. Grazie a questo e’ anche molto favorita la divinazione.
Sempre per lo stesso motivo è più semplice fare viaggi sciamanici, dove ci sia qualcuno in grado di guidare.
Per celebrare la festività, oltre a rituali formali, è possibile accendere candele alle finestre e mettere sui davanzali cibo e latte in modo che i cari defunti possano rifocillarsi prima di partire, o per celebrare i nostri antenati.
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Messaggio Da matrona Sab Lug 17, 2010 4:01 am

Imbolc
2 Febbraio

La ruota gira e non si ferma, siamo giunti ad Imbolc, festa celtica in onore della Dea Brigit.
Ma partiamo dall’inizio, cosa vuol dire Imbolc? Gli studiosi in questo non sono concordi, per alcuni il significato è “nel grembo” per altri deriverebbe da “imb – folc” cioè “grande pioggia”, tant’è che in molte località di origine celtica la celebrazione è chiamata “Festa della Pioggia”.
La Natura è ancora addormentata sotto il peso dell’inverno, ma nonostante tutto qualcosa comincia a muoversi, la Dea si sta pian piano riprendendo dalle fatiche del parto di Yule e il Dio comincia a diventare più forte.
Le giornate si allungano prepotentemente, il primo di Febbraio il Sole resta sulle nostre teste 57 minuti in più, rispetto al primo di Gennaio.
Per noi più che per i nostri avi è difficile accorgerci del cambiamento in atto, il freddo persiste e a volte si fa più forte, eppure la Natura ricomincia a prendere vita.
Per i celti Imbolc (imbolg; Oimelc) è una delle quattro feste del fuoco, giorni in cui venivano accesi grandi falò, ma principalmente in questa celebrazione il fuoco assumeva autoritariamente il ruolo di Luce, meglio, di ritorno alla luce dopo il buio invernale.
Brigit, (il cui nome significa Alta; Forza) che veniva onorata a Imbolc nei paesi celtici, è la Dea della Sapienza, del Fuoco, del focolare, della poesia e della Guarigione.
Figlia del Dio Dagda, Brigit è colei che conserva le tradizioni, poiché la poesia era uno strumento che andava oltre il semplice fraseggio, ma che diveniva Magia, tant’è che non poteva venire scritta, ma solo tramandata oralmente, per i celti la poesia era lo strumento della memoria rituale.
Brigit era anche la protettrice dei guaritori, quindi era a tutela dei misteri druidici della Guarigione, nelle isole Britanniche persistono tuttora molte fonti a Brigit consacrate, ritenute miracolose ancor oggi per le popolazioni locali, che appendono ai rami degli alberi, che intorno alla fonte crescono, dei nastri a simboleggiare le malattie di cui si vogliono disfare.
Molti arnesi erano sacri a Brigit, ma i più importanti erano la Ruota del Filatoio, lo Specchio e la Coppa, quest’ultima rappresenta il Grembo della Dea, il Ventre della Madre da cui tutto nasce, lo Specchio è uno strumento di divinazione, molto simile all’acqua, ed è anche la porta verso “l’altro Mondo” luogo in cui solo chi ha meritato può dirigersi, quindi, Eroi ed Iniziati.
La ruota del filatoio è il girare della Ruota dell’Anno, il centro del cosmo che gira, e non ultimo la ruota che fila i destini delle nostre vite.
Così come per Estia per i greci e Vesta per i romani, al culto di Brigit potevano partecipare solo donne che tenevano perennemente acceso un fuoco, da qui anche Dea del focolare.
Con l’arrivo del cristianesimo alla figura della Dea Brigit fu sostituita Santa Bridget, santa molto probabilmente mai esistita, che assume tutti i colori dell’antica Dea e ogni sua funzione, compreso il rituale del fuoco perenne che si protrae fino alla riforma Anglicana, con cui Enrico VIII sospende questo culto.
Nelle isole Britanniche molte tradizioni sono rimaste nel festeggiare Santa Bridget, ovviamente il primo Febbraio, in Scozia viene preparata dalle donne dei villaggi una raffigurazione della Dea (o Santa) con le spighe di Avena, viene vestita e posta all’interno di un corba riempita di paglia (detto letto di Bride – Brigit) o avena in cui viene appoggiato un bastone, chiaramente di forma fallica, le donne, dopo aver fatto ciò, cantano per tre volte “Brid è venuta, Brid è Benvenuta!”, attorno al “letto” fanno bruciare candele e torce per tutta la notte, il mattino se trovano l’impronta del bastone all’interno delle ceneri nel focolare, traggono un presagio di prosperità per l’anno avvenire.
Nel Nord dell’Inghilterra vengono preparate le croci di Brigit, croci a braccia uguali racchiuse in un cerchio, simbolo solare e della ruota del tempo e, nel frattempo, vengono bruciate gli emblemi preparati l’anno precedente.
Questa usanza rappresenta l’indispensabilità del calore e della luce per il mondo vegetale e animale.
In Italia, e successivamente nel mondo cristiano, si festeggia la Candelora, per i cristiani si tratta della festa della purificazione della vergine Maria e della presentazione di Gesù al tempio.
Nel Medioevo, in questo giorno, venivano consacrate le candele utilizzate poi nel corso dell’anno liturgico (ovvio retaggio pagano).
Queste candele rappresentano Gesù, detto anche “la luce del mondo”, ancora oggi la festeggiano i cattolici e gli anglicani.
È probabile che la cerimonia delle candele sia una derivazione dell’antico uso romano di portare torce accese in onore di Giunone Februata. 
C’è un detto italiano che fa:
“Se il dì di Candelora
nevica o plora
l’inverno è fora.
Se invece il Sol risplende 
nuovo inverno ci attende.”
Negli Stati uniti la festa della Candelora è stata sostituita dal “Giorno della Marmotta”.
A Roma si festeggiavano poco più tardi, il 15 Febbraio, i Lupercali.
Si trattava molto probabilmente di una festa di origini antiche.
Due giovani, scelti tra le famiglie di alta estrazione, venivano portati in una grotta posta all’interno del bosco consacrato al Dio Pan e, dopo aver sacrificato alcune capre in suo nome, veniva loro posto sulla fronte un pugnale insanguinato, immediatamente altri astanti detergevano il loro capo con lana imbevuta nel latte.
Venivano tagliate le pelli delle capre in lunghe strisce, per essere usate come fruste dai giovani prescelti, questi ultimi dovevano ridere copiosamente e correre fuori del bosco verso le vie della città, riversando colpi di “frusta” a chi incontravano.
Le donne in età fertile si esponevano volontariamente a questi colpi, poiché era credenza che le frustate avessero potere purificatorio e soprattutto che aumentassero la fertilità. Imbolc è il ritorno della luce, ed è una festa in cui vengono onorati il principio femminile della Grande Madre oltre che quello maschile che comincia a prendere sempre più confidenza col Mondo, questo è il momento in cui la Natura si prepara ad esplodere, sugli alberi si cominciano ad intravedere i primi piccoli e flebili germogli, è il periodo perfetto per la purificazione, per abbandonare i residui dell’inverno in onore di un periodo più vitale.
Essendo la festa della Luce ad Imbolc è tradizione mettere una candela per ogni stanza della casa o accendere tutte le luci anche per poco tempo, illuminate questo giorno più che potete perché sarà il passo che porterà alla fertilità della primavera e dell’estate.
Rendete onore al sommesso quanto inarrestabile risveglio della Madre Terra e al crescere vigoroso del Padre che ancora non è in grado di scaldare forte delle sue lunghe braccia, ma che prende forza ogni giorno di più.
In alcune tradizioni Wicca è all’opposto una festa solare, celebrazione in cui il Dio Sole ottiene la sua vittoria contro il Dio dell’inverno, della morte e dell’oltretomba.
Molti i modi per festeggiare Imbolc sicuramente i più lungimiranti potranno benedire e purificare tutte le candele che utilizzeranno fino a quando la ruota dell’anno tornerà a questa festa, poi c’è la purificazione della persona, delle cose e della casa, insomma le pulizie di primavera, in molti usano lasciarsi alle spalle il passato che non piace più per iniziare una nuova vita, aiutati dalla rinascita della Natura.
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Messaggio Da matrona Sab Lug 17, 2010 4:10 am

Beltane
30 Aprile – 1° Maggio

CALENDIMAGGIO ESOTERICO E L’ALBERO DELLA VITA
Beltane (pronunciato Belceine o semplicemente Beltan), Calendimaggio, è la festa che segna l’inizio dell’Estate Esoterica, è uno dei Sabbath più celebrati e conosciuti in ogni tempo e luogo, la sua tradizione non si è mai interrotta.
Il suo scopo elettivo è quello di propiziare l’abbondanza e la fortuna.
La sua natura è duplice: materiale e spirituale; da un lato mira a far crescere una solida posizione finanziaria, dall’altro favorisce il cammino spirituale di chi lo celebra. Il grande simbolo di Calendimaggio è l’Albero Cosmico, che si estende attraverso i tre livelli dell’esistenza e dal quale dipendono tutte le creature viventi.
Beltane è la porta che si apre verso una consapevolezza maggiore, ma è anche la forza che ci aiuta nel quotidiano e che ci protegge.
Dal punto di vista astrologico Calendimaggio è l’immagine speculare di Shamain.
La corrispondenza stagionale ci mostra la trasformazione della fioritura nell’inizio della fruttificazione, così Beltane propizia fondamentali basi per la creazione di una condizione di vita migliore e apre la Via spirituale dell’Albero, in altre parole una delle più grandi conquiste spirituali del percorso iniziatici, inizia la parte più interiore del cammino.

BELTANE CELTICA
Gli antichi Celti avevano due sole stagioni, non quattro: la metà oscura e quella luminosa dell'anno. Nell’Europa settentrionale inoltre, gli effetti della primavera cominciano a sentirsi solo all'inizio di maggio.
Le successive suddivisioni dell'anno furono introdotte più tardi dagli agricoltori.
Gli antichi Celti celebravano il 1° maggio la festa di Rodmas o Beltaine (pron. Beltein), nome anglicizzato che corrisponde al gaelico irlandese Bealtaine (pron. B'ioltinna) e al gaelico scozzese Bealtuin (pron. B'ialten) In Scozia Bealtuin è il Giorno di Maggio, May Day.
Beltane è la seconda Festa per importanza nel calendario celtico (la prima è Shamain), era la festa del Fuoco di Bel, i Druidi la celebravano nella Selva, tra le sacre querce, il Gutuater alzava al cielo le antiche invocazioni, mentre lo Uati traeva gli auspici dagli astri e dal fuoco del falò, il coro dei Bardi si alzava verso la Luna.
Un gruppo di novizi recideva un albero, che, ornato di nastri e frutti della Terra, sarebbe entrato trionfante nel villaggio l’indomani.
Il nome significa Fuoco di Bel o Balenos, questa festa, infatti, è tenuta in onore del dio Bell (Balenos), divinità del fuoco e della luce “il Brillante”, era la Festa del Risveglio della Natura in cui i Sacerdoti accendevano grandi Falò fra i quali facevano passare il bestiame per preservarlo dalle morie, usanza che è sopravvissuta fino ai nostri giorni o quasi.
Ma le pire preparate dai Celti non erano delle semplici “cataste” di legna, bensì dei rituali dal simbolismo molto complesso.
Nelle Pire dei Celti, in cui erano usati nove tipi diversi di legno, era scavata una camera sotterranea che tramite un’apertura a collo di bottiglia comunicava con l’esterno e nella quale prendevano posto gli iniziandi.
Al di sopra veniva acceso un fuoco.
La pira aveva tre lati e dieci aperture, di cui tre rivolte verso Nord, il luogo delle forze più basse.
Tradizionale anche lo scambio di doni e di ghirlande infilate su un palo, con evidente allusione alla sessualità e quindi alla fecondità della vegetazione.
Esplicate tutte le operazioni d’esorcismo, propiziazione e d’iniziazione che erano accompagnate dalle pronunziazioni di formule ed incantesimi e che si svolgevano nella notte tra il 30 Aprile e il 1° Maggio, allo spuntar del sole un gruppo di Druidi, normalmente i più giovani, si recavano nella Selva Sacra e tagliavano una giovane quercia, scegliendola tra le più belle e la collocavano al centro del villaggio, ornandola (come già detto) di nastri colorati: ecco finalmente era “entrato l’Albero”, le comunicazioni con le forze magiche dell’universo erano ristabilite.
L’elemento del fuoco era al centro di questa festività e, nell’antica Irlanda, sulla collina di Tara (centro sacro di tutta Erin) il re accendeva, sotto la supervisione dei druidi, il Fuoco Sacro, simbolo di rinascita dopo la morte. L’antica Legge Irlandese dei Brehon (druidi giudici), si riferiva a Beltain come il periodo dei divorzi.
A Lughnasadh (pron. Lùnasa), il primo d’Agosto, le giovani coppie si univano in una sorta di Matrimonio di Prova e, entro Beltain, avrebbero dovuto decidere se sposarsi o no.
Come abbiamo visto, non era solo il fuoco l’elemento caratterizzante di questa grande festività, ma vi era anche un altro lato, un po’ più dolce e oscuro, che portava alla disperazione i primi missionari cristiani nelle terre Celtiche: la Fertilità e l’Amore!
A Beltane, mentre i Druidi invocavano gli déi, gli Ovati leggevano il futuro attraverso il volo degli uccelli, i bardi suonavano canzoni di gioia e i guerrieri si scontravano, per gioco, per mettere in mostra la loro forza, le giovani coppie correvano nei boschi verde smeraldo in cerca di cespugli.
Ancora oggi, nelle terre d’Albion, vi è il May-Pole Dance (la Danza del Palo di Maggio), dove si usa ballare intorno ad un palo eretto per l’occasione, ornato di foglie e fiori (chiaro simbolo fallico e di fertilità).
Nel Dorset, in Inghilterra, vi è una gigantesca figura, d’origine Celtica, Cerne Abbas, disegnata sul terreno, che si può ammirare solo da un’altura.
Rappresenta un guerriero nudo, con una clava in mano, una pelle di leone su una spalla e il membro visibilmente eretto.
Neanche tanto tempo fa, il May-Pole, veniva eretto proprio sulla figura di gesso di Cerne Abbas e, durante la notte, le donne che volevano avere un figlio, si sedevano dove si può facilmente intuire. 

ALCUNI RITI POPOLARI DI MAGGIO
La maggior parte dei riti popolari di Maggio avevano un valore propiziatorio nei confronti dei prodotti della terra, ma conteneva anche un grande messaggio di riconciliazione delle forze, la ricerca di un inserimento in contesto più generale.
L’usanza più diffusa era quella di portare nella piazza del villaggio un Albero e di adornarlo di nastri e frutti della terra, nel contempo si bruciava l’Albero dell’anno precedente, alla cui cenere si attribuivano proprietà apotropaiche (d’esorcismo) e fertilizzanti, per cui veniva sparsa per i campi.
Oltre all’usanza dell’Albero, che poteva assumere varie forme: Albero intero, sfrondato e adornato o semplicemente un palo, era molto diffusa anche quella del Re e della Regina di Maggio. Re e Regina ricordano la fusione degli opposti, venivano scelti due giovani, sani e robusti che venivano incoronati come il Re e la Regina di Maggio, la festa prevedeva spesso corse all’Albero, Alberi della cuccagna, oppure corse a cavallo, processioni con l’Albero di Maggio attraverso i campi per renderli più fecondi.
In alcune di queste feste seguiva una vera ierogamia, una unione reale tra Re e Regina, che in certe zone della Cina sfociava in orgia collettiva, così come succedeva durante i Floralia, che erano le feste delle Calende di Maggio dell’antica Roma, dedicate a Flora e all’abbondanza.
Molto ricca di simbolismo è un’usanza degli Slavi della Corinzia, che precede di poco Calendimaggio, cioè cade nella festa di San Giorgio.
San Giorgio è noto soprattutto per la leggenda dell’uccisione del Drago, ma anche perché ha vinto tre volte la morte, e il Drago è ai suoi piedi in quasi tutti i dipinti che lo raffigurano.
In quella festa un ragazzo in carne e ossa o un fantoccio, vestito di foglie e frasche, prende il nome di Giorgio il Verde, e viene gettato nell’acqua affinché procuri pioggia e abbondanza dei raccolti.
Il Drago ucciso da San Giorgio viveva, infatti, dalle acque di uno stagno e da lì diffondeva pestilenza e siccità con il suo fuoco. Giorgio è un elemento solare, che deve ricollegarsi con il Regno delle Acque dove deve trovare il Drago che vi è nascosto.
Questo richiede Calendimaggio, la congiunzione degli opposti.
In Transilvania e in Romania Giorgio il Verde s’incammina per i campi, seguito da fanciulle che cantano, accende un fuoco circolare al cui centro depone una torta, traccia cioè quel simbolo del Sole ben noto e chi si interessa anche marginalmente d’Astrologia, e che significa “centro che emana onde d’energia”, come il Sole appunto. Quindi Giorgio distribuisce pezzi di torta alle fanciulle: la congiunzione degli opposti. 

L’ALBERO
Il grande simbolo di Beltane è l’Albero della Vita.
La conquista dell’albero è un grande traguardo, tutti i grandi maestri siedono in un giardino, ai piedi del loro Albero.
Per descrivere l’Albero si può fare riferimento a qualsiasi tradizione, una di queste è quella Nordica: 

YGGDRASIL
È il grande Albero della tradizione Nordica, le cui radici sì perdono nell’infinito e le cui fronde giungono fino a terra, oppure le cui radici si spingono fino agli inferi e le fronde oltre il settimo cielo.
Nell’antica raccolta nordica Edda, questo albero è detto Yggdrasil, perché Odino (Othin, Wotan) restò appeso ad esso nove notti per ottenere il dono della saggezza delle Rune.
“All’albero ventoso fui appeso
Appeso per nove notti piene
Con la lancia fui ferito e offerto
Fui a Odino, me stesso a me stesso,
Su quell’Albero del quale nessuno saprà mai
Quale radice affondi nella terra.”
L’Albero Cosmico è esteso dal mondo inferiore, è l’Asse dell’Universo.
La radice del frassino Yggdrasil è rosa da un “verme” o serpente, alla sua sommità è appollaiata un’aquila con un falco tra gli occhi.
Le sue fronde sempre verdi s’estendono su tutto il mondo e coprono il cielo.
Uno scoiattolo ha il compito di scambiare i messaggi tra l’aquila e il serpente, altri animali simbolici circondano l’Albero e si nutrono delle sue foglie: quattro cervi saltano fra i rami, nei pressi si trova un altro Cervo (Eikpyrnir) dalle cui corna sgorga una rugiada che forma tutti i fiumi del mondo e la capra Heiorun, il cui latte nutre gli Eroi.
Nelle vicinanze nuotano due cigni e infine uno sciame d’api coglie tutta la rugiada che da esso cade.
L’Albero è una fonte in cui è celata la scienza d’ogni cosa.
L’Albero rappresenta, un oggetto sia Macrocosmico sia Microcosmico, in altre parole l’intero Universo e ogni singolo uomo.
Lo possiamo immaginare, come idea di partenza, come una fitta rete che mette in comunicazione tra loro dimensioni diverse, quasi una super dimensione che consenta gli scambi, di messaggi e non solo, tra i mondi molto differenti (inferi, terra, cielo).
Ricordiamo sempre che dal punto di vista esoterico tutto questo non è solo un simbolo astratto, bensì dietro il simbolo si nasconde una realtà che l’uomo non riesce a spiegare e che tenta d’intuire con il mito.
L’Albero non è un “posto” ma una via di scambio, un archivio di pensieri, un punto di vista che consente di spaziare oltre il livello materiale, teoricamente è quella strada che unisce spirito e materia, basso e alto, che consente all’Aquila di saper cosa dice il Serpente. 

L’AQUILA, IL SERPENTE, LO SCOIATTOLO E GLI ALTRI SIMBOLI ANIMALI
L’Aquila rappresenta la parte più elevata, cioè la divinità a livello universale e l’intelletto a livello individuale.
È un simbolo solare.
Il Serpente è il ciclo delle morti e delle rinascite, la forza cieca ed istintiva che perpetua se stessa attraverso gli esseri viventi.
Lo scoiattolo è il messaggero che trasferisce le informazioni tra mondi diversi, non è mai fermo ed è rosso come il fuoco.
È un simbolo mercuriale.
Se l’Aquila è l’intelligenza al suo livello più alto, il Falco posto tra i suoi occhi, è la coscienza, che può essere o non essere affrancata del tutto dagli istinti.
Nell’antico Egitto il Falco era l’emblema dell’anima.
Il Cervo è l’elemento di mediazione tra Macro e Microcosmo, le sue corna ricordano i rami degli alberi e come questi s’accrescono e si rinnovano.
Potremmo affermare che il cervo è colui che porta una copia dell’Albero, uno Spirito superiore quindi, il quattro è un numero dai numerosi significati, basti ricordare i quattro animali biblici che devono piegarsi davanti all’Uno, in particolare il quattro ha un valore di principio (i Quattro Elementi, la Materia), di stato (i punti cardinali, le stagioni, il tetragono ovvero la materia secondo i pitagorici, i quattro mondi della cabala: emanazione, creazione, perfezionamento e visibile, ecc.) ma anche di fine, infatti, quattro sono i cavalieri dell’Apocalisse che distruggeranno il mondo partendo dai quattro punti cardinali.
I cervi, in sintesi sono il simbolo della creazione e della trasformqzione dell’Albero negli esseri viventi.
Da notare che ognuno di essi ha con sé una copia dell’albero sotto forma di corna.
Una posizione particolare occupa il quinto cervo, che ognuno chiamerà secondo la propria fede, e che dispensa acqua di vita a tutto il mondo.
La capra dalle cui mammelle esce l’idromele che sazia gli Eroi di Odino, sicuramente ha analogie importanti con un’altra capra, Amaltea, il cui latte svezzò Zeus, il cui corno divenne la cornucopia e la cui pelle divenne l’Egida (lo scudo di Zeus, ancor oggi si usa dire “porsi sotto l’egida di qualcuno”), senza dubbio appare come una zoofania [incarnazione divina in un animale] della Grande Madre, ma ha in se anche valori sacrificali e solari, ovvero dell’inizio della vita basato sul sacrificio della precedente. 

LO SCOPO DI CALENDIMAGGIO
Lo scopo di Calendimaggio, è quello di aprire “la via della Freccia” ovvero l’Aquila potrà sapere, tramite lo scoiattolo, ciò che il serpente dice. In termini meno metaforici, far scoprire l’inconscio portandolo alla coscienza. 

CELEBRARE CALENDIMAGGIO
Calendimaggio è il periodo in cui la luce e il ritorno alla vita si mostrano nel modo più visibile.
La primavera si mostra in tutta la sua forza, se Imbolc era il risveglio della Natura e l’Equinozio di primavera evidenziava ancora maggiormente la vita che scorre e ricomincia, Calendimaggio è l’esplosione della vita e della Natura in tutti i suoi aspetti.
È quindi il momento adatto per vivere la Natura, in mezzo ad essa, sentire scorrere la linfa vitale che già da tempo è presente in ogni cosa, fate lunghe passeggiate se potete, vivete il più possibile in mezzo alla Natura.
È il momento propizio per coltivare amori e amicizie e per vivere la propria felicità.
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Messaggio Da matrona Sab Lug 17, 2010 4:12 am

Lammas – Lughnassad
01 Agosto

Lammas è uno dei 4 Sabba maggiori.
Una festa legata al mondo agricolo ed in particolar modo alla raccolta del grano.
Per le antiche genti la mietitura del grano era una festa decisiva, il frumento che riuscivano a raccogliere sarebbe stato il sostentamento della comunità, infatti il valore di questo cereale era, ed è, enorme per l’alimentazione, soprattutto per la gente con poche risorse.
Nell’Europa meridionale il 1° Agosto era l’inizio della raccolta, mentre nell’Europa continentale questo avveniva un po’ più tardi e la festa era un piccolo periodo di riposo e bagordi prima dell’inizio della stessa.
Lughnassad (pronuncia Luunasa) deve il suo nome al Dio del fuoco e della luce Lugh, presente nelle mitologie nordiche, e significa la “commemorazione di Lugh”, ma l’origine mitologica della festa viene fatta risalire alla madre di Lugh, Tailitiu, la quale nel tentativo di preparare per le messi la terra d’Irlanda morì, fu il Dio della luce a imporre agli Irlandesi l’istituzione di una festa in onore suo e di sua madre istituendo giochi funerari in ricordo della madre.
Lammas, o Lughnassad, è una festa nata per aggregare; in questi giorni, infatti, le comunità si riunivano per ringraziare per l’abbondanza del raccolto o per chiedere agli Dei un raccolto migliore per l’anno successivo con la speranza di sopravvivere all’inverno.
Una delle più conosciute pratiche, in alcuni luoghi ancora oggi praticata, era quella di raccogliere l’ultimo covone mietuto e di farci una bambola che rappresentasse la Dea della terra e del grano, questa bambola veniva poi tenuta fino all’anno successivo per propiziare un raccolto migliore per l’avvenire e poi in alcune culture veniva bruciata.
Come è stato detto Lughnassad non è soltanto una festività legata al grano, ma anche alla morte e alla rinascita, anticamente questa festa era un passaggio in cui il Dio, o la Dea, del Grano morivano per rinascere come farina e pane indispensabile per la sopravvivenza dell’uomo.
Anche in questa festa dunque si ripresenta la dicotomia fertilità – morte/rinascita, presente in quasi tutte le feste del mondo antico, nascita, morte, rinascita.
In qualità di festa legata alla fertilità in Irlanda in questi giorni si celebravano le nozze “a termine”.
Quando due persone volevano sposarsi seguivano un rituale pubblico, diverso da zona a zona, in cui si sceglievano per vivere assieme un anno e un giorno, dopo questa convivenza se le due persone non volevano più stare assieme bastava svolgere un rito contrario a quello in cui si erano scelti e tutto finiva lì, altrimenti potevano rinnovare ancora un anno e un giorno il loro matrimonio.
Questa tradizione è legata nel nord Europa alle nozze sacre della Dea della Terra, in questo periodo il regnante sposava la Dea della Terra perché era l’unica che potesse concedergli la forza e il potere per reggere il governo della comunità.
In Italia, a Nemi vicino a Roma, in questo periodo il Re sacro doveva compiere il rito di matrimonio con la Dea della Terra, generalmente il Re cambiava annualmente poiché veniva ucciso da un'altra persone che prendeva il suo posto, anche in questo caso la morte e il sacrificio produceva la rinascita e la fertilità, il Re sacro moriva e rinasceva per risposarsi con la Dea.
Molte sono le tradizioni legate a questi giorni, in molti luoghi si svolgevano giochi di forza e prove in onore di Divinità, e in antichità i vincitori di queste prove divenivano i Re della comunità, in altre zone il fuoco faceva da padrone alle feste enormi falò venivano accesi in onore di questa o quella Divinità agreste.
Questa festa è inevitabilmente legata alle sue precedenti, dopo l’introspezione del Solstizio d’Estate è arrivato il momento di tirare le prime somme dell’anno trascorso e raccogliere i primi frutti che sono stati piantati e coltivati in noi.
Essendo una festa Solare dove possibile sarebbe bene festeggiarla in pieno giorno alla presenza della Luce e del Sole, dove questo non è attuabile accendere fuochi e candele in modo che la luce sia sovrana anche sulla notte.
Questo è un giorno dove gli antichi facevano bagordi e perché allora non replicare anche oggi questo modo di festeggiare, allegro, solare, senza però dimenticarsi di gardare dentro e prepararsi allo sprint finale della Ruota dell’Anno.
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Messaggio Da matrona Sab Lug 17, 2010 4:15 am

Yule – Solstizio d’Inverno
21 Dicembre

La notte sovrasta il giorno, al Solstizio d’Inverno il Sole raggiunge il punto massimo al di sotto dell’equatore celeste e le ore di luce non saranno mai così poche in tutto l’anno.
Un altro punto centrale nella ritualistica antica è proprio il Solstizio d’Inverno, attorno a questo giorno tutte le popolazioni precristiane (e anche quelle cristiane) celebravano festività di vario genere tutte però con un unico fondamento.
La Rinascita del Sole come Divinità.
In questo giorno la Dea Terra da alla luce suo figlio il Dio Sole, generalmente da una grotta o da un tumulo, quindi dall’oscurità, che rappresenta il mondo dei morti celebrato durante la festività di Samhain, come è stato detto, infatti, questa festività conclude il trittico Mabon – Samhain – Yule, vita e morte – riposo – rinascita.
A partire dal Solstizio d’Inverno si passa dalla fase calante dell’anno alla fase crescente, nei miti nordici questo passaggio è rappresentato dall’eterna lotta tra il Re della Quercia, sovrano della parte crescente dell’anno, e il Re Agrifoglio, regnante della parte calante dell’anno.
Lo scontro tra i due Re avviene durante i Solstizi, come poi sarà visto a Litha, avviene lo scontro tra il Re dell’Agrifoglio, che ha regnato nei sei mesi passati, e il Re Quercia che sconfiggendo il primo regnerà sulla fase crescente della Ruota, mentre durante il Solstizio d’Estate il Re Quercia muore per lasciare posto al Re Agrifoglio,
Così anche in questa festa il sacrificio del Re Agrifoglio permetterà che la Ruota dell’Anno giri inesorabilmente e possa in tal modo rigenerare la Terra con il calore e le energie del Giovane Dio Sole pronto a fecondare la Madre/Amante nei mesi che seguono al Solstizio d’Inverno.
Anche in questa festa cui il Sole torna vittorioso sul suo carro sono presenti, comunque, i temi trattati in tutte le feste, la vita, la morte e la rinascita.
Molti sono i miti legati a questa festività, nell’antica Roma nei giorni intorno al Solstizio d’Inverno si celebravano i Saturnali, giorni in cui il mondo era retto dal Dio Saturno, fin quando Zeus il 23 Settembre lo sconfigge e il Sole ricomincia a splendere, erano feste piene di vino e orgie.
Altra tradizione legata al mondo Classico celebrava la morte e la rinascita di Dioniso anche in questo caso con feste decisamente portate alla perdizione, dal punto di vista moderno.
Nelle isole Britanniche nasceva Lugh da un tumulo eretto a Newgrange in Irlanda e proprio il giorno del Solstizio d’Inverno un raggio di sole colpiva l’ingresso del tumulo illuminando la stanza interna.
Nella Roma imperiale il 25 dicembre era dedicato al Sole invincibile, infatti l’imperatore Aureliano stabilisce per questa data il Dies Solis Invictis per celebrare la potenza del Sole sull’intero cosmo.
Il 25 Dicembre era anche la nascita di Mithra Divinità molto vicina al mondo militare e Dio che faceva da tramite tra il mondo umano e quello Divino.
Il 23 Dicembre Iside dava alla Luce Horus, divinità che rappresentava dapprima il Sole poi a seguito del combattimento avuto con lo zio Seth anche la luna.
Papa Giulio I per festeggiare Gesù come “sole di giustizia” e per far fronte alla forza delle tradizioni antiche stabilisce (tra il 337 e il 352) la nascita di Cristo il 25 Dicembre.
Moltissime sono anche le tradizioni legate a questo giorno, alcune delle quali sono arrivate fino a noi, la più conosciuta è sicuramente l’albero di natale, probabilmente ripreso da M. Lutero e giunto a noi quale strumento di celebrazione del natale, in realtà fin dall’antichità si addobbavano alberi per il periodo solstiziale in modo da celebrare con candele e frutti secchi la rinascita del Sole.
Altra tradizione era quella del ceppo di Yule, un pezzo di albero portato la sera della vigilia e fatto bruciare tutta la notte dopo che, solitamente, il membro più giovane (il giovane Dio Sole) della famiglia lo accende.
Un'altra tradizione riguarda la bambola del grano fatta a Lammas, in questo giorno in alcune zone la bambola veniva bruciata nel caminetto per propiziare un raccolto migliore dell’anno precedente.
Un’ulteriore usanza che ci arriva dall’antichità è lo scambio di doni, in passato infatti era d’uso regalare delle candele che rappresentassero la nascita del nuovo Sole e propiziare salute e prosperità a chi la si regalava. Col passare dei secoli questa tradizione si è poi mutata nel consumistico sistema attuale.
La celebrazione di Yule è una rinascita, è come sentire e fare i primi vagiti di un bambino, sarebbe utile continuare con l’attività meditativa iniziata a Mabon, in quanto ancora in fase di riposo si trova la Terra, compatibilmente con la vita frenetica moderna.
Celebrare il ritorno della Luce accendendo candele o osservando la nascita del Sole il 21 Dicembre è un ottimo modo, restano poi le tradizioni che ha portato fino a noi il cristianesimo, l’albero, i regali, perché no magari regalando proprio candele.
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Messaggio Da matrona Sab Lug 17, 2010 4:18 am

Ostara, Equinozio di Primavera
21 Marzo:

Intorno al 21 Marzo il giorno raggiunge in durata la notte, pari sono dunque le ore diurne e le ore notturne. Per moltissime popolazioni questo fenomeno aveva importanza fondamentale, i popoli dell'Europa settentrionale, celti compresi, pregavano perché il Sole riuscisse a superare questo momento di parità con le tenebre notturne, poiché erano preoccupati che esso ricominciasse a scendere, così che sarebbe stata la fine.
Per i popoli che si affacciano sul Mediterraneo questa è la festa della primavera, la Natura si sveglia sempre di più e la vita riprende, questa festa è associata alla fertilità, per i popoli del nord dell’Europa invece la festa della fertilità slitta a Beltane, per le ovvie differenze climatiche.
Nelle tradizioni druidiche odierne, questa festa è detta Alban Eiler, tradotto “Luce della Terra”, viene preparata la prima semina benedicendo i semi, è chiamata così perché il Sole si trova sopra l’equatore celeste e quindi da questo momento il giorno domina la notte in durata.
In questa giornata il Sole sorge precisamente ad Est e tramonta precisamente ad Ovest, fornendo così dodici ore di luce e dodici ore di buio, la festa segna il punto di transizione tra il lato oscuro e quello chiaro dell’anno, è tempo di riti per nuove speranze, nuovi inizi, nuove relazioni, progetti e cambiamenti di vita. L’equinozio di primavera è la festa in cui gli Dei s’incontrano e fanno l’amore, il giorno in cui ha nuovamente inizio la vita, siate felici, camminate nei boschi e ascoltate il respiro della Natura, il grido della vita che viene al mondo e che accoglie con un sorriso chi sorride e con pace chi non riesce ad essere spensierato.
Per i popoli nordici questa festa è dedicata ad Eastre (Eostre; Ostara) Dea della fertilità Germanica e Sassone, in inglese il termine pasqua prende origine proprio da questa Dea e viene detta Easter.
Ad Eastre è legata strettamente Venere, infatti, Ostara vuol dire “Stella dell’est” proprio com’era considerata Venere. Sacra a questa Dea è la lepre, un mito racconta di come Lei avesse trasformato un uccello in lepre (o coniglio) e che in questa forma avesse deposto un uovo simbolo della nuova vita, ma la Lepre è associata in moltissime culture alla fertilità, in Grecia era considerata sacra alla Dea Afrodite e a suo figlio Eros ed era l’animale più adatto da sacrificare in onore della Dea perché talmente fertile da avvicinarsi ad Ella.
Per i popoli nordici era associata alla Dea della caccia e della Luna, così avveniva in estremo oriente, in Cina, dove oltre ad essere considerata un animale sacro ed associato alla Dea della Luna era un animale totem Yin che proveniva dal nord, in suo onore venivano regalati, in questo periodo, degli amuleti di giada come porta fortuna.
In alcune regioni delle Isole Britanniche fino a poco tempo fa era un sacrilegio mangiare le lepri, in antichità lo era anche per i Celti, che però sospendevano proprio in questo periodo il divieto per poter partecipare alla fertilità, cibandosi dell’animale che n’era il simbolo. In molte tradizioni europee, cinesi, africane e indiane la lepre è disegnata sulla Luna, ed anche per questo era associata a tutte le Dee lunari.
Una leggenda Buddista narra che una lepre si buttò nel fuoco per sfamare il Buddha affamato, questi per ricompensarla impresse la sua immagine sulla Luna.
Ma la Lepre è associata a numerosissime divinità, da Freya che era seguita da un corteo di lepri ad Osiride come simbolo della sua rinascita e ancora a Thot e, Mercurio in quanto messaggeri, Venere, Ostara come divinità fertili.
La Lepre è rimasta nella simbologia della pasqua (prima domenica dopo la prima Luna Piena successiva all’equinozio di primavera), così com’è rimasto l’uovo principio di vita.
L’uovo in moltissime mitologie è il principio da cui tutto ha vita, nella mitologia greca antica fu Eurinone Dea d’ogni cosa, in altre parole il Caos primordiale, a plasmare il Vento del Nord nel serpente Ofione, per accoppiarsi con lui Eurinone si trasformo in colomba e successivamente depose un uovo, l’Uovo Universale, da cui ebbe origine la vita.
Anche la colomba ha un grosso ritorno nella Pasqua cristiana.
La celebrazione dell’equinozio di primavera è la celebrazione della vita odierna e futura. In passato le prime uova di primavera venivano cotte e poi dipinte, poi venivano donate come simbolo di fertilità e buona speranza, si accendevano grandi falò in cui veniva messa la bambola di frumento o grano fatta durante l’ultimo raccolto, del precedente anno, e le ceneri venivano utilizzate per fertilizzare i campi che andavano seminati.
Gli Dei sono ancora giovani, ma le loro forze crescono sempre di più, il loro potere aumenta giorno dopo giorno, fornendo alla Natura grand’energia.
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Messaggio Da matrona Sab Lug 17, 2010 4:19 am

Litha - Solstizio d’Estate
21 Giugno

Intorno al 21 Giugno il Sole raggiunge lo Zenit, cioè il punto più alto sopra di noi. Il giorno così si spinge fino alla sua massima durata e la notte è la più corta dell’anno. In questo giorno inizia l’estate astronomica, mentre siamo nel pieno dell’estate agricola, il Solstizio d’Estate viene anche chiamato il giorno di Mezza Estate, mentre i celtici chiamavano questo giorno Litha dal nome di una antica Dea simile a Demetra/Cerere.
Come il Solstizio d’Inverno e i due Equinozi, questa festa è un periodo di stasi, un momento in cui il Sole si trova in precario equilibrio e per qualche giorno sembra fermo sull’orizzonte e gli antichi svolgevano riti perché il Sole ricominciasse il suo ciclo infinito.
Il Solstizio d’Estate è un grande punto di passaggio della Ruota dell’Anno, si passa dalla fase crescente del Sole, periodo che va dal Solstizio d’Inverno al Solstizio d’Estate in cui il giorno cresce sulla notte, alla fase calante del Sole, periodo che va dal Solstizio d’Estate al Solstizio d’Inverno in cui la notte cresce sul giorno. Nei miti nordici questo passaggio è rappresentato dall’eterna lotta tra il Re della Quercia, sovrano della parte crescente dell’anno, e il Re Agrifoglio, regnante della parte calante dell’anno.
Lo scontro tra i due Re avviene durante i Solstizi, durante il Solstizio d’Estate il Re Quercia muore per lasciare posto al Re Agrifoglio, mentre durante il Solstizio d’Inverno il Re Agrifoglio perisce per far si che il Re Quercia possa Regnare.
Quando uno dei sovrani muore va nel regno della Dea Arianrhood (ruota d’argento) per ritemprarsi in attesa della rinascita.
Questa battaglia è comune in molte mitologie, esempi sono riportati nel “Ramo d’Oro” di Freazer, e nei libri di Robert Graves.
Anche in molte tradizioni Wiccan questo duello viene simbolicamente riproposto, infatti il mito del Re Agrifoglio e del Re Quercia è presente nella ritualistica Gradneriana e Alexandriana, come di molte altre tradizioni più tarde.
Molte sono le antiche credenze e usanze collegate al Solstizio d’Estate, una festa indubbiamente collegata alla fertilità dei campi, infatti ciò che era stato piantato in precedenza comincia a farsi visibile, la Terra è rigogliosa, molti frutti e ortaggi vengono raccolti e mangiati o venduti, per permettere il sostentamento della comunità.
Questo si ribaltava nei riti e negli usi delle popolazioni, in alcuni paesi, come il Galles per esempio, c’erano e ci sono usanze legate alla fertilità della donna e dell’uomo o alla divinazione nei riguardi dell’amore.
Nella fase di cristianizzazione delle feste rurali al Solstizio d’Estate è stato sovrapposto la festa di San Giovanni, che è considerata una festa per la raccolta di molte erbe, tra cui l’iperico che è l’erba di San Giovanni, molte sono le tradizioni legate a questa festa, la più conosciuta è la raccolta della rugiada della notte tra il 23 e il 24 Giugno.
La rugiada raccolta in questa notte avrebbe capacità taumaturgiche di ogni tipo e in magia è utilizzata per molti incanti.
Altre sono le tradizioni, in parte dell’Italia viene messa all’aperto una brocca d’acqua con all’interno un chiaro d’uovo, in Lombardia viene chiamata la barchetta di San Giovanni, e al mattino del 24 si riprende la brocca e in base alla forma che ha assunto il chiaro d’uovo ne si traggono auspici per il proseguo dell’anno, specialmente in amore, in Brianza se la forma dell’uovo assomiglia ad una barca gli auspici sono ottimi.
Inutile dire che molte di queste tradizioni sono legate al mondo rurale e pagano, assorbite però dalle festività religiose cristiane senza però snaturarne le origini e il senso delle stesse.
Essendo il Solstizio d’Estate un punto di passaggio focale nell’anno agricolo e astronomico è e rimane una festa dedita alla fertilità, ma soprattutto all’introspezione, si dovrebbe analizzare il periodo percorso per poter nello sprint finale della Ruota dell’Anno porre in essere quegli aggiustamenti necessari per avere un ottimo “raccolto” nelle festività successive.
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Messaggio Da matrona Sab Lug 17, 2010 4:21 am

Mabon – Equinozio d’Autunno
21 Settembre

Intorno al 21 di Settembre il giorno e la notte si equivalgono per durata.
Ore di Luce e ore di buoi sono esattamente equilibrate, siamo all’Equinozio d’Autunno.
Con questo Sabba comincia un periodo focale della Ruota dell’Anno, che comincia con l’Equinozio d’Autunno per terminare al Solstizio d’Inverno, passando per Samhain.
L’Equinozio d’autunno rappresenta a tutti gli effetti la morte, Samahin il riposo e il Solstizio d’Inverno la rinascita.
Mabon è l’ultimo raccolto, il periodo propizio per raccogliere gli ultimi frutti che la Terra dona e per immagazzinarli in attesa del freddo inverno ed è, anche la morte del Dio che dopo aver riscaldato la Madre Terra durante la primavera e l’estate muore per far si che la Terra possa riposare in attesa di essere nuovamente fecondata dai raggi luminosi di cui il Dio è portatore.
Infatti il Dio muore per rinascere dalla Dea stessa al Solstizio d’Inverno dove ricomincerà a crescere per ridonare la fecondità di cui la Madre Terra ha bisogno per donarci i suoi frutti.
Durante l’equinozio le popolazioni antiche festeggiavano l’ultimo dei raccolti con feste e cerimonie grandiose, banchetti degni di re e regine, ma senza perdere di vista il significato profondo di questi giorni.
È arrivato il momento di tirare le fila dell’anno passato in attesa del riposo invernale, è necessario dunque riflettere e interiorizzare i successi e le sconfitte dell’Anno passato facendo un passo ulteriore, cioè ringraziare per ciò che ci è stato dato e comprendere i motivi dei nostri errori chiedendo agli Dei di aiutarci ad avere un raccolto migliore l’anno avvenire.
Il Dio muore e lo fa con grandi festeggiamenti, consapevole egli stesso, e noi con lui, che il suo sacrificio è necessario affinché la Terra e il di lei Sposo possano rigenerarsi.
Molte erano le tradizioni legate a questa festa, dai riti misterici legati a Demetra e Persefone a quelli legati alla vendemmia dell’Uva e alla Divinità, ad essa legata, Dioniso; Ancora altri miti, più tardivi, erano legati all’Equinozio d’Autunno a partire dal mito di Mithra.
Nell’Europa Meridionale era il periodo di vendemmia dell’uva, erano giorni frenetici quelli che precedevano la raccolta e la trasformazione in mosto dei pregiati chicchi, ma quando la raccolta veniva fatta era una festa fuori dal comune sentire, venivano fatti banchetti, l’odore del mosto inebriava le strade e le case, Dioniso era “padrone” del mondo. In suo onore v’erano culti misterici, ancora ad oggi oggetti di studi e di ipotesi difficili da dimostrare, i seguaci di Dioniso si riunivano e festeggiavano con bevute e orgie il loro Dio.
Allo stesso modo in questo periodo cadeva una delle feste più importanti per i fedeli dei misteri di Eleusi, cittadina greca dove a farla da padrona erano Demetra e Persefone, anche in questo caso i riti sono per la maggioranza ancora oscuri, ma durante l’Equinozio era periodo di iniziazione, infatti agli Iniziati veniva consegnata una spiga di grano accompagnata dalle parole “Nel Silenzio è ottenuto il Seme di Saggezza”.
Come detto per festeggiare questo giorno è necessario fare una profonda analisi interiore, senza sopravvalutarsi né sottovalutarsi, capire dove si è arrivati, come e perché è necessario per poter poi riposarsi in attesa di ricominciare la vita con maggior vigore nei mesi avvenire. È un periodo di riposo, di relax, sono consigliabili visualizzazioni e viaggi sciamanici (dove si conosca chi è in grado di farli sperimentare), e di tutte le pratiche connesse con la meditazione.
Nonostante sia una festa che riguarda la morte è necessario capire che non si tratta di una morte fine a se stessa, ma di una morte per la fecondità, anche in questa festa sono appunto presenti i punti di riferimento della ritualistica Wicca, nascita, morte e rinascita, la morte del Dio della Luce permetterà alla comunità il riposo generatore e la rinascita invernale, nonché la sopravivenza di tutta la Natura.
Deborah Zucchelli In autunno, gli spiriti di natura fanno ritorno alla Terra,la festa d’estate svanisce, ma nell’animo dell’uomo non vi deve essese spazio per la malinconia.
Quando la natura inizia il lungo sonno dell’inverno, occorre fare un autoanalisi.
La natura esteriore si spegne e la vegetazione appassisce, cresce in compenso tutto ciò che si lega all’iniziativa interiore.
Se qualcosa è in disordine, deve essere sistemato, se qualcosa era stata lasciata in sospeso deve essere portata a termine, se qualche timore gela il nostro animo bisogna mettersi alla prova e superare tutti le paure, se qualche malumore offusca il rapporto con una persona è tempo di chiarire le cose.
Così, agendo con energia, si onora lo spirito dell’autunno.
é un periodo per porre fine ai vecchi progetti mentre ci prepariamo al periodo dell'anno di riposo, rilassamento e riflessione.
Il lavoro magico dovrebbe essere di protezione, prosperità, sicurezza e incremento della fiducia in sé stessi.
Festeggiare con amici sinceri davanti al camino acceso con foglie secche, gustando una torta di mele, che assieme a noci e uva, birra e sidro non dovranno mancare al banchetto in onore degli Dei..
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