Insegnamenti di Mejnour a Glyndon
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Insegnamenti di Mejnour a Glyndon
Avevamo lasciato Zanoni e Glyndon alla scelta tra i quattro doni terreni e la Scienza, dicendo che Glyndon sceglie da se stesso la sua strada, la Scienza, e Zanoni lo mette in guardia dicendo che può dargli per questo solo il Maestro, e il resto dell’Opera dipende dall’apprendista.
Qui secondo me è da intendersi, oltre che in senso letterale, come un invito a non occuparsi del giudizio di chi perde tempo a dare giudizi, e nemmeno alla tendenza di lasciarsi prendere la mano da una visione antropocentrica, perché tanto ci sarebbe da discutere di ciò che è un uomo. L’uomo da sempre si crede l’essere più evoluto della Terra, ma in realtà questo non è che un ideale distorto che proietta il Sé e la sua ricerca nell’umanità, in se stessi e negli altri. Ma Mejnour dice (parafrasando): non sei tu, è il Sé ad essere importante. Non è l’umanità, ma è il Sé ad essere importante. Il Sé, è vero, è dentro di te, ma non sei tu, almeno finchè tu non hai rinunciato all’idea che tu hai di te stesso.
Ecco ora alcuni consigli d’indole morale:
- non ti stupire di nulla
- non affliggerti di nulla”
……
Autrice: Violet
continuò Zanoni“Addio”
“la vostra prova ha dunque inizio. La prossima volta che c’incontreremo, voi sarete vittima, o vincitore.”
Rispose Mejnour con una voce la cui calma ben s’accordava con le seguenti gelide parole“O mio discepolo!”
“Il tuo primo compito deve consistere nel ritirare ogni pensiero, o sentimento, o simpatia, dagli altri. Lo stadio elementare della conoscenza è di rendere il Sé, e il Sé soltanto, il tuo studio e il tuo mondo […] Che è dunque per te l’umanità?”
“E alla fine, dunque, sarà la felicità?” [...]
Così inizia l’addestramento di un apprendista qualunque, con il superamento dei legami personali che lo vincolano al “suo” mondo. Che cos’è, in fondo, un mondo? Qualche cosa che crolla ciclicamente, all’improvviso, come crolla un’amicizia, come crolla un amore, da un giorno all’altro, senza che noi ne abbiamo il controllo…perché se l’avessimo, certe cose sarebbero eterne…se solo dipendesse da noi. E non perché non valga la pena viverle, ma anche per viverle con più serenità è bene sciogliere il nodo del possesso. Io non credo che qui Mejnour miri ad un’atarassia completa, credo che semplicemente voglia dire che nella vita ci sono troppe aspettative, troppi pensieri di come il mondo o gli altri dovrebbero essere, di come i rapporti dovrebbero svolgersi: troppe aspettative e poca vita. Non è un rifiuto, ma un invito a vivere ogni cosa per quello che realmente vale.“Se la felicità esiste, bisogna che essa risieda in un mondo interno” …perché è l’unico che si può portare ovunque si vada…
continua Mejnour“L’arroganza dell’uomo”
(ed il Sé è da sempre rappresentato col Sole, ndr)“è in proporzione della sua ignoranza. La tendenza naturale dell’uomo è l’egoismo. L’uomo nell’infanzia della scienza crede che ogni cosa nel mondo sia creata per lui. L’astronomia ha rettificato questa illusione dell’umana vanità.”
Qui secondo me è da intendersi, oltre che in senso letterale, come un invito a non occuparsi del giudizio di chi perde tempo a dare giudizi, e nemmeno alla tendenza di lasciarsi prendere la mano da una visione antropocentrica, perché tanto ci sarebbe da discutere di ciò che è un uomo. L’uomo da sempre si crede l’essere più evoluto della Terra, ma in realtà questo non è che un ideale distorto che proietta il Sé e la sua ricerca nell’umanità, in se stessi e negli altri. Ma Mejnour dice (parafrasando): non sei tu, è il Sé ad essere importante. Non è l’umanità, ma è il Sé ad essere importante. Il Sé, è vero, è dentro di te, ma non sei tu, almeno finchè tu non hai rinunciato all’idea che tu hai di te stesso.
Ecco ora alcuni consigli d’indole morale:
- non ti stupire di nulla
- non affliggerti di nulla”
……
Autrice: Violet
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