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Messaggio Da matrona Gio Giu 17, 2010 12:10 pm

<<Ogni sfera dell'essere tende a una sfera più elevata, di cui già avverte rivelaioni e presentimenti.
L'ideale, in tutte le sue forme, è l'anticiparsi o la visione profetica di questa esistenza superiore, alla quale continuamente ogni essere aspira.
Ma questa esistenza, supriore in dignità, è più intima per natura, ossia più spirituale.
Come i vulcani ci rivelano i segreti dell'interno del globo, così l'entusiasmo, l'estasi, sono esplosioni passeggiere di questo mondo intimo dell'anima, e la vita umana non è che la preparazione a l'assunzione a questa vita spirituale.
I gradi dell'iniziazione sono innumerevoli, e perciò, o scolaro della vita, crisalide d'angelo, affretta il tuo schiuderti futuro, giacchè l'odissea divina non è che una serie di metamorfosi di più in più eteree, ove ogni forma, risultato delle precedenti, è la condizione delle seguenti.
La vita divina è una serie di morti successive, nelle quali lo spirito scaccia le sue imperfezioni e i suoi simboli e cede all'attrazione crescente del centro di gravità ineffabile del sole dell'intelligenza e dell'amore>>

Il giorno in cui scrisse queste parole ispirate egli fu teosofo, nel senso genuino della parola, giacché non è possibile esprimere in modo più preciso e più luminoso l'essenza stessa della dottrina esoterica.


Ultima modifica di matrona il Ven Giu 18, 2010 11:15 am - modificato 1 volta.
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Messaggio Da matrona Ven Giu 18, 2010 11:15 am

chi è Henri-Frédéric Amiel
<<La vita di Henri-Frédéric Amiel è povera di avvenimenti esteriori e si può riassumere in poche righe: è nato il 27 settembre 1821 a Ginevra.
Suo padre Henri, negoziante, caduto in una profonda depressione per la perdita della moglie Caroline Brandt, morta di tubercolosi nel 1832, si suicida nel 1834 gettandosi nel Rodano.
Amiel ha allora tredici anni.
Affidato con le sorelle Fanny e Laura allo zio paterno Frédéric, rimane con lui sette anni.
Frequenta il College di Ginevra e nel 1837 è ammesso, a soli sedici anni, all'Académie e si iscrive alla società studentesca di Zofìngue, attratto dalle sue idealità, ma presto deluso dalla superficialità e volgarità dei compagni.
Finiti gli studi, nel 1841-42 viaggia per sette mesi in Italia, toccando Napoli, Roma, Malta, Livorno, Firenze, Bologna. Visita poi Parigi, la Normandia e la Bretagna, il Belgio, le rive del Reno, Heidelberg: qui si ferma dieci mesi e impara a fondo il tedesco.
Nel 1844 si iscrive all'Università di Berlino e vi segue con entusiasmo i corsi di filosofia, filologia, estetica, teologia, geografìa, storia, tenuti dai grandi nomi dell'epoca.
Nel 1845 visita la Danimarca e i paesi scandinavi; nel 1846 l'Olanda e la Germania occidentale.
Finalmente, dopo brevi soggiorni a Vienna e a Tubinga, torna nel dicembre 1848 a Ginevra, dove vince il concorso per la cattedra universitaria di Letteratura francese ed estetica, cui è nominato il 10 aprile 1849.
Gli rimane il gusto del viaggio: un po' per tutta la Svizzera (cantone di Vaud, Neuchâtel, Basilea, Losanna, Aigle, ecc.) e nella vicina Francia (Aix-les-Bains, la Savoia, ecc.), a Parigi e a Londra (1851 e 1862), a Torino (per Montpellier, Marsiglia, Genova nel 1853; per Susa, Pinerolo, Torre Pellice nel 1856), brevi ritomi a Heidelberg (1861 e 1870) e a Berlino (1863), ancora a Parigi (1867), in Olanda (dal 3 agosto al 24 settembre 1873), in varie stazioni termali, in Provenza (dal 3 dicembre 1874 al 17 aprile 1875).
Ma insomma da Ginevra, se si tolgono le consuete villeggiature lungo il Lemano (specialmente attorno a Vevey, Ollon e Montreux) non si allontana mai, nonostante l'avversione che gli ispira il clima morale di quella città.
Le delusioni accademiche e le incomprensioni di colleghi e superiori cominciano subito: nel 1850 deve coprire anche la cattedra di Filosofia, per la quale si sente meno preparato, e nel 1854, soppressa la cattedra di Estetica è definitivamente chiamato a quella di Filosofìa, che tiene, non sempre pago degli esiti ma con indefessa scrupolosità, fino alla morte, avvenuta, dopo anni di graduale e dolorosa decadenza fisica, l'11 maggio 1881.
I motivi psicologici principali che percorrono questa esistenza meditativa e solitaria sono il desiderio smanioso di sapere e di capire tutto, uomini e cose, la crescente insoddisfazione di sé, dell'ambiente in cui vive e del lavoro che lo lega a un'attività relativamente limitata e scarsamente apprezzata; il bisogno assillante di affetto e di riconoscimento, che si va gradatamente concentrando nella duplice aspirazione a un matrimonio degno dell'ideale umano e a un'opera degna di fama universale.
L'una e l'altra destinate a rimanere inappagate, per l'altezza dell'ideale sognato e per l'irresoluta debolezza della volontà.
La malinconia pensosa con la quale Amiel contempla queste sconfitte della sua sensibilità e della sua ambizione si traduce in uno scavo sempre più lucido e profondo nella struttura psichica dell'uomo e nei motivi segreti del suo essere e del suo agire; scavo che si affida - d'anno in anno sempre più indispensabile, irrefrenabile, impersonale - alle amiche pagine del diario.
E il "Diario intimo" finisce così col sostituirsi a tutto ciò di cui Amiel sente la mancanza: diventa il confidente, il consolatore, il compagno, il giudice, il consigliere.
Diventa, come dice con eleganza Bernard Gagnebin, una "rivincita sulla vita".
Diventa l'opera che assicurerà ad Amiel l'agognata immortalità.
Tra il 1976 e il 1994 ne è uscita a Losanna la prima edizione integrale, in dodici volumi di più di mille pagine l'uno (il manoscritto, come si sa, ne comprende circa 16900). Impossibile pensare a un'edizione italiana completa dell'opera.
Tuttavia, terminata la ventennale lettura, l'idea, più volte affacciatasi mentre annotavo per mio diletto passaggi, pensieri, immagini particolarmente felici, di ricavare dai dodici volumi una scelta meno avara di quelle reperibili in Italia (derivate dai "frammenti" già pubblicati a Ginevra e a Parigi') e soprattutto tale da rappresentare più compiutamente la sfaccettata individualità dell'autore, mi si ripresentò imperiosa, allettante ma anche allarmante per la vastità dell'opera e per la responsabilità dell'antologista e del traduttore.>>
info:http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8880632558
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