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Messaggio Da SauroClaudio Mer Mag 23, 2012 5:58 pm

Anna, il mio mondo non e' il tuo mondo
eppure siamo vicini; quando tu sei
lontana io ti penso e ti sento vicina;
quando sei vicina avverto il tuo respiro
e il battito del tuo cuore e sento che
il mio cuore e' pure il tuo perche'
una famosa notte la mia anima
si e' dischiusa alla tua.
Da allora abbiamo iniziato a costruire
una TORRE NEL CELO.....


Piccola Anna, luce del mio cuore,
non preoccuparti, anche nelle nostre
debolezze sei sempre la mia stella…


Sono venuto per ascoltare la tua
musica , o SIGNORE ma ho udito
solamente grandi silenzi.
So comunque che TU nei tuoi silenzi
TI sei degnato di ascoltare la mia
tremula voce.



Poveri sono i miei pensieri,
povere le mie parole,
ma so che esse esprimono solo
il gemito di ciò che sta sotto
di esse; fragile schiuma di un
infinito mare



Ho visto passando per questo
paese un infinita' di motivi che
mi riportano ad un lontano passato
eppure non sento nostalgie
ne' rimorsi; sento solamente
una dolce brezza che mi
accarezza le guance e mi porta lungo
le TUE vie.



Guardando il più povero degli uomini
non mi riconosco superiore; la sua vita
e' anche la mia vita, i suoi occhi sono
i miei occhi, la sua mano e' la mia mano
il suo desiderio di essere giusto non
si discosta dal mio
Quanti me stessi che percorrono questo mondo.


Cosa mai posso scrivere che non sia già
stato scritto; mi sembra solo di biascicare
parole.


So di essere in una prigione e che ciò
che esprimo ha molto di condizionamento.


Non voglio essere romantico ne' sentimentale;
la mia verità e' povera.


Talvolta il sogno e la vita sono una cosa sola:
ciò avviene quando l'uomo ritrova la sua interiorità.


Noi uomini siamo molto condizionati dal cervello
ma questi non ha mai visto le stelle,
n'e si é posto mai la domanda dei significati.


Ciò che esprimo l'ho attinto qua e la leggendo
riflettendo, ma soprattutto vivendo; anche se non era mio
lo é diventato.


Quello che siamo é anche ciò che esprimiamo; ma non solo.
Tuttavia non sempre gli altri ci riconoscono.


Esiste sotto questa scorza dura della nostra apparenza
un mare sconosciuto ed infinito.
Come potrebbe essere diversamente se anche l'universo
ci risulta infinito e sconosciuto.


L'amore é un identità, é un riconoscersi nell'altro;
ciò può avvenire a molti livelli di profondità
giacché ci si può riconoscere come uomini o come spiriti.


Mi sono reso conto ed ho toccato con mano,
che gli angeli esistono,
e che gli uomini sono angeli incarnati.
Ma la carne e’ una nube troppo pesante
perché essi posano riconoscersi.



Mi sono ricordato di altri mondi e di altre vite;
questo mi dà la certezza dell'eternità.


Alcuni ricordi lontani mi risultano più vivi e reali
di quelli vicini; per la coscienza dunque il tempo
esiste altrove.


Sono venuto in questo mondo solo per conoscerlo;
in tal modo lo spirito ha potuto riconoscersi.


Taluni credono che la vita si esaurisca con la morte;
essi non hanno ancora appreso che la morte non esiste.



Mi muovevo sotto grandi portici, grandi arcate variopinte.
un gran numero di uccelli stranissimi di ogni dimensione
volava avanti ed indietro senza fare alcun rumore;
la mia guida mi era accanto anche se non vedevo il suo volto
n'é udivo le sue parole: questo é uno fra i ricordi
che mi sono rimasti da altre dimensioni. Mi tornano
così alla mente quelle famose parole:Voi non siete confinati
nei corpi............



Ciò che é veramente nostro non sono le cose di cui ci siamo
circondati, non é il paese dove abitiamo, non é neppure il corpo
che ci sostiene; ciò che é veramente nostro è il testimone:
egli è fuori del tempo e ci rappresenta realmente.


Alcuni sciocchi ritengono che le cose dette in passato
da uomini saggi siano superate; essi non hanno ancora capito
che la verità non ha tempo e ciò che può cambiare
é soltanto la sua interpretazione. Per questo Socrate non é
ancora superato.



In uno dei miei sogni mi sono ritrovato in uno sconfinato
anfiteatro scavato nella roccia, con una base leggermente incavata e
una grande cupola rocciosa soprastante;
di lato un ampio squarcio dava su un celo azzurro.
Moltissimi esseri che io riconoscevo come uomini erano presenti
in tale luogo; sono certo che non era un posto terrestre.



Noi non siamo esseri terrestri, o perlomeno lo siamo
solo ora, per poco; ma per assimilare questo forse
ci rimane da percorrere diversa strada.



I nostri sogni notturni sono in gran parte prodotti dal
cervello; in piccola parte pur passando attraverso il
cervello vengono da un luogo sconosciuto della nostra
interiorità; tale luogo comunque non é lontano.


Noi siamo sempre gli stessi anche se il nostro aspetto
le nostre convinzioni, le nostre idee cambiano nel tempo.
E' questa costanza dell'osservatore interiore che rimane
inspiegabile perché nel vortice del cambiamento della sostanza
organica anche i ponti e gli schemi fra i neuroni cerebrali
cambiano. Anche se la nostra memoria degli eventi é cancellata
il testimone interiore rimane lo stesso.



E' incredibile che noi ci ostiniamo a negare la nostra
interiorità; questa infatti é la più evidente realtà del
nostro essere.


Ho un lontano ricordo nel quale mi vedo risalire una profonda
valle; io cammino lungo il fondovalle dove scorre un
piccolo ruscello su rocce frastagliate ed incavate;
un abbondante vegetazione ovunque con piante strane
che non sembrano di questo mondo. Tutto ciò risale ad un
sogno della prima infanzia.


La mia anima si perde nella neve che si scioglie in un
lontano pomeriggio di primavera.

Voglio strapparmi di dosso il tempo e lo spazio


Chi non sa ascoltare gli altri ma parla solo per sé
é un eremita, chi non sa comprendere l'altro é un
eremita, chi corre per il mondo e non riesce a
vedere é un eremita, chi non esce da se stesso é un
eremita ,chi vuol percepire solo la sua interiorità
é un eremita, chi ama solo se stesso é un eremita.
Non serve quindi isolarsi o andare su una montagna
a trascorrere la vita per essere eremiti: é sufficiente
non amare per essere eremiti.

Noi classifichiamo tutto secondo schemi e riteniamo
che ciò che trascende tali schemi o non esista o
sia il caso. Per questo l'universo non é ancora stato compreso.
per questo l'uomo nel suo insieme é ancora
lontano dalla nostra comprensione.

Il disordine é un ordine che tende all'infinito.

Quello che recepisco fa già parte di me

Noi siamo contemporaneamente embrioni di una superiore condizione
e seno materno che porta questa stessa condizione

Quando la morte si avvicina alla velocità del baleno,
ci sembra che la vita non possa sfuggirle.
Ma ciò non è vero perché la vita è fuori del tempo.
Essa scende fino nel tempo.
La vita è pure fuori dello spazio e avanza fino nello spazio.

Siamo abituati a considerare la morte per malattia,
o accidentale, come una causa che mette fine alla vita.
Nella realtà è la vita che chiama la morte volendo
entrare in una diversa condizione.

Quando moriamo ci lasciamo guidare da un istinto,
ma molte volte ciò non ci è permesso perché persone
care non soffrano.
Molte volte ciò non ci è permesso perché coloro che vivono
possano concludere la loro esperienza.

Quando moriamo noi arretriamo ritornando alla nostra origine.

Alcune cose non possiamo conoscerle; l’ora della morte è una di quelle.
E’ solamente l’arrivo inaspettato della morte che ci sorprende,
non la morte stessa. Siamo smarriti, per un momento,
come dopo un risveglio. Poi sappiamo che è venuta l’ora di alzarci.

Tutto ciò che vedo, universo stelle pianeti per poterli vedere devono essere già dentro di me.

Il cervello è solo un tramite fra questo ed altri mondi.

Certo con farmaci o droghe che alterano i mediatori chimici cerebrali possiamo avere allucinazioni, distorsioni, visioni, udire suoni, ma tutte queste cose non sono recepite dal cervello ma da un testimone interiore, un anima che è oltre i mediatori chimici.

Se non esistesse lo Spirito mancherebbe il testimone.

Anche gli animali hanno un testimone ma credo che l’uomo abbia un Altro Testimone.

Certo l’intelligenza si è sviluppata con il cervello, o meglio l’intelligenza ha fatto sviluppare il cervello e forse questa è una precisazione fondamentale.

L’intelligenza dell’animale è un intelligenza semplice, finalizzata alla sopravvivenza. Anch’egli vede il mondo o può fissare le stelle, ma non c’è interiorizzazione, non c’è dialogo, non c’è fantasia, non c’è ragionamento critico, non c’è possibilità di proiezione verso il futuro. L’anima dell’animale è solo un anima vitale estremamente semplice, che risponde a segnali semplici, elementari. Egli vede tutto in forma di segnale in funzione della sopravvivenza.
Alcuni sentimenti tuttavia sono presenti, come il sentimento materno, il legame al partner e l’attaccamento all’uomo. Tuttavia non dobbiamo lasciarci ingannare, perché tali attributi sono propri di una struttura vitale, che persegue dei fini semplici relativi alla sopravvivenza della specie.

L’uomo ha un altro tipo di intelligenza, egli può non perseguire gli istinti della specie, ma oltre i condizionamenti ritrovare una possibilità di libertà che e sua propria.
Egli vede con altri occhi, sente con altre orecchie, pensa ed intuisce, sceglie e ragiona.
Questa capacità non può essere conferita che da un cuneo esterno, una forza, che si è intromessa quando la materia ha cominciato a toccare delle possibilità di ragionamento che hanno permesso allo Spirito di intromettersi per cogliere la materia e conoscerla.

Ciò che tu vedi non è ciò che vedo io, ciò che tu senti non è ciò che io sento, ciò che tu pensi non è ciò che io penso. La soggettività del testimone è sempre stata sottovalutata dalla scienza che si basa sul principio che ogni cosa è valida se provata e ripetibile.
Ma la ripetitività dei fenomeni è solo un aspetto della realtà, dal momento che la mia e la tua vita non sono ripetibili, il mio ed il tuo sogno non è ripetibile e neppure posso provare un infinità di sensazioni, di sogni, di intuizioni, perché esclusivamente soggettivi, ma reali.

Ti ho visto morto Zio Pepo, pallido, immobile su quel letto; non più la tua voce forte e decisa che ordina e chiama; non più quella mente lucida che esprime pareri su questo e su quello; non più quello sguardo vivo, dolce e amabile; non più quel tuo muoverti per gli altri.
Eppure so con certezza che non sei finito; altri mondi, altro concetto di realtà ti aspettano.
Chissà come valuterai la vita appena trascorsa? Chissà quali ombre e quali luci ti compariranno?

Anche t’è mamma ho visto morta, ma dal tuo viso sembrava emanasse una pace ed una gioia che mai ti ho riscontrato in vita; sembrava tu dicessi : finalmente ho finito di soffrire, sono giunta bene all’ appuntamento con la morte, ecco ora io sono più viva di prima, dura è stata la vita, finalmente eccomi da Questa parte, guarda non c’è paura, tutto è pace, ora mi ritrovo con i miei cari defunti, ora mi vengono incontro i Naviganti, i figli della mia Antica Madre.
Così vedevi , e noi percepivamo la tua gioia ed il tuo stupore. Anche Anna, mia moglie è stata brava nel sistemarti quel bel vestito mentre giacevi su quella vecchia tavola, sulla quale avevi mangiato insieme a noi per tanti anni; forse Anna è stata quella che più di ogni altro ha percepito il tuo spirito finalmente libero e nel silenzio della notte ti ha sussurrato: ecco, ora rivedi i tuoi cari, tuo padre, la mamma Maria, tuo fratello Eglio; ti ha cosi accompagnato nella morte nuova vita.

Noi siamo contemporaneamente embrioni di una superiore condizione
e seno materno che porta questa stessa condizione

Quando la morte si avvicina alla velocità del baleno,
ci sembra che la vita non possa sfuggirle.
Ma ciò non è vero perché la vita è fuori del tempo.
Essa scende fino nel tempo.
La vita è pure fuori dello spazio e avanza fino nello spazio.

Siamo abituati a considerare la morte per malattia,
o accidentale, come una causa che mette fine alla vita.
Nella realtà è la vita che chiama la morte volendo
entrare in una diversa condizione.

Quando moriamo ci lasciamo guidare da un istinto,
ma molte volte ciò non ci è permesso perché persone
care non soffrano.
Molte volte ciò non ci è permesso perché coloro che vivono
possano concludere la loro esperienza.

Quando moriamo noi arretriamo ritornando alla nostra origine.

Alcune cose non possiamo conoscerle; l’ora della morte è una di quelle.
E’ solamente l’arrivo inaspettato della morte che ci sorprende,
non la morte stessa. Siamo smarriti, per un momento,
come dopo un risveglio. Poi sappiamo che è venuta l’ora di alzarci.


Quando ci vediamo morti, distesi su un letto, pallidi, immobili , silenziosi abbiamo capito quanto poca cosa siamo, abbiamo capito che la nostra vita sarebbe inutile se non ci fosse uno spirito che riempie la vita.

La natura ci ha dato il sonno per ricordarci che esiste la morte e ci ha dato pure il sogno per ricordarci che esiste l’aldilà

Vedo il sole scendere lento vicino all’orizzonte; il tramonto autunnale ha sempre particolare fascino e bellezza.
Quando il sole tocca le montagne i cirri si tingono di rosso vivo, le montagne intorno acquistano un colore rosato quasi surreale; lontano le cime più alte coperte di neve diventano color arancio e sembra si innalzino ulteriormente nel cielo; tutto e’ moto, tutto cambia; il Grande Pittore dell’universo mi ha concesso ancora una volta questa visione sublime.
Nel cambiamento continuo l’universo si trasforma sempre nuovo, sempre diverso, forse per non stancarci mai.

Sto scalando altri gradini di pietra; in cima una croce con un Cristo; la meta mi sembra irraggiungibile; sono piccolo: forse un anno.
Mia madre parla sulla strada che sale al paese con una donna; mi controlla ogni tanto affinché non scivoli.
Finalmente giungo a toccare la croce; è il mio primo ricordo, lontanissimo ma estremamente vivo.

Altro ricordo lontano: sono con Manuela, la mia compagna di giochi; avrò forse quattro anni:
rincorriamo le lucciole che nel buio; allora si contavano numerosissime.
Ad un certo punto una lucciola rossa mi passa davanti: guardo meglio, mi pare impossibile ma è proprio rossa come la fiamma di una candela di cera di api; la rincorro per molti metri ma mi sfugge, anzi ad un certo punto sembra svanire nel buio; per molti anni poi cercherò lucciole rosse in mezzo a quelle azzurre o verdastre che comunemente si vedono, ma non ne ho mai vista un'altra anche se ho la certezza del ricordo passato.
L’avevo rincorsa quella lucciola rossa per molti metri, su e giù per la salita che sta dinanzi alla mia casa; quasi ero caduto per prenderla.
Non avevo mai saputo che possono esistere lucciole rosse.

Sono nel cortile dietro casa mia; c’è una costruzione di legno che chiamiamo barchessa; mi vedo in mezzo alla legna con i miei fratelli e cugini; loro parlano e ridono; io sono su un cavallino a dondolo e lo trascino di qua e di là. Sono il più piccolo di tutti e non mi degnano di uno sguardo; a me basta dondolarmi guardando l’erba verde del prato e gli alti pini che oltre le case si innalzano nel bosco. Il cielo è azzurro e fa caldo; ad un certo punto trascino il cavallino sull’erba verde e mi metto a dondolare più del dovuto, finchè cado: mi rialzo in fretta e vedo che non mi sono fatto niente, ma gli altri ridono di me: sento Giulio che dice “ stà attento perché te te rompi la suca “

A tre anni e mezzo mi capita un incidente grave: sto uscendo con mia madre quando arriva un cliente che vuole una medicina; mia madre mi raccomanda di rimanere sul marciapiede, ma io giù nella piazza vedo un bambino più grande di me, ma che mi è molto simpatico perché mi coccola sempre: è Gialuigi il figlio dell’autista della corriera.
Io corro giù in piazza, ma non vedo una grossa auto nera che fa retromarcia.
L’auto mi travolge ed una ruota passa sulla mia gamba.
Mi metto a gridare ma pare che nessuno mi senta; ad un certo punto un ragazzino più grande vedo che va a bussare al finestrino di quello che guida. Mi tirano fuori e Carlo Alberto mi porta sulle sue spalle a casa.
Dopo aver perso coscienza rinvengo sul divano di casa con tanti bambini intorno; è arrivato anche il Dott. Pizzoli che mi medica una grossa ferita sul ginocchio sx usando in abbondanza tintura di iodio; io tengo duro perché mi brucia ma so che è importante che mi medichi.

A sedici anni faccio un sogno strano e forse preveggente: mi vedo sul prato in prossimità del bivio che porta a Rosaro, bivio che si diparte dalla strada provinciale che porta da Bosco Chiesanuova a Verona; sul prato vedo per terra la motocicletta di un impiegato comunale addetto all’acquedotto ed in prossimità della moto molto sangue; il sogno mi resta molto impresso perche’ vivo, quasi reale.
Due anni dopo mentre mi reco a scuola con un amico proprio in quel punto vedo capovolta l’auto dei figli della persona che due anni prima avevo sognato; essi erano appena usciti dall’auto e grondavano di sangue; per fortuna poi tutto si e’ risolto bene.
Faccio presente che in quel punto non era mai avvenuto un incidente ne’ mai negli anni successivi .

Papà ti ho seguito negli ultimi quattro mesi di vita; da Bosco sei venuto consenziente a Badia; hai lasciato il tuo bel paese nel quale eri sempre vissuto e del quale avevi scritto la storia; poi ti sei sempre più aggravato e soprattutto Anna ti ha curato con amore.
L’ultima notte prima di morire avevi un piccolo rantolo e degli occhi tristi.
Poi al mattino è sopraggiunta la morte quasi improvvisa. Essa ha trasformato quell’aspetto sofferente, quel viso di persona di 96 anni in modo inaspettato: sembravi un principe sereno, disteso nella dolcezza di una pace infinita ed ormai, dopo tanta agonia, raggiunta la meta.
Si è proprio vero! Noi siamo i semi di quella pianta tenace che quando pienamente maturi il vento disperde.


L’altra sera sono uscito sulla terrazza e nel buio della notte ho contemplato le stelle; il cielo era incredibilmente limpido come non lo vedevo da anni.
Contemplando l’universo mi sono ricordato le parole di Gibran: “ sognando dicono: siamo solo un granello di sabbia sulla spiaggia infinita di un mare infinito; ma io da sveglio rispondo: io sono il mare infinito e i mondi non sono che granelli di sabbia sulla mia riva.”



Sono apparenze il suono, la luce, il sapore, l’odore, la forza, il calore, l’elettricità, ecc. poichè non sono che l’elaborazione psichica degli stimoli nervosi che scaturiscono dall’incontro tra il movimento del fluido universale, di diversa frequenza, e i nostri organi sensori, i cui stimoli, arrivati al cervello, sede della psiche, vengono trasformati nelle sensazioni relative, mentre in realtà non sono che onde d’etere silenti, buie, insapori, inodori, atermiche, diverse solo nella loro frequenza.

Pertanto lo spazio che ci circonda non ha bellezza, ma è buio, senza suoni, senza odore, luce, forza, calore ecc.
Ciò che vediamo non e’ ciò che è ma soltanto l’elaborazione mentale di una realtà che e’ solo in noi, dove gli stimoli esterni servono solo come pretesto per evocare tale realtà,
Il bello come il brutto, l’orrido come il meraviglioso sono proprietà di un anima che non può appartenere alla materia, poiché la materia è costituita soltanto da spazio fluido centro mosso.
Pertanto noi siamo l’universo, siamo il bello ed il brutto, la gioia ed il dolore.


Coloro che sostengono che l’etere non esiste ma ritengono valida la teoria del vuoto, dimenticano che anche il vuoto stesso e’ sede di forze in qualsiasi punto dell’universo, e sempre il vuoto stesso in qualsiasi punto e’ attraversato continuamente da miliardi di neutrini; pertanto come si potrà chiamare vuoto?

La materia ovunque risponde a leggi universali; la principale di queste leggi è il moto rotatorio centro mosso.
Non si muovono forse in moto rotatorio gli elettroni intorno al centro atomico, e non si muove la terra intorno al sole, e non si muovono le stelle intorno al centro galattico; e non si muovono le galassie intorno a centri più vasti in modo da determinare dei gruppi galattici.


Coloro che sostengono la teoria del vuoto, non possono disconoscere che anche nel vuoto più lontano possa esistere un minimo di materia, ad esempio un atomo per metro cubo.
Poste queste premesse bisogna dedurre che anche lo spazio ha una densità , sia pur variabile e minima.
Allora si potrebbe spiegare lo spostamento verso il rosso delle galassie più lontane, essendo la luce frenata da una minima densità dello spazio allo stesso modo del sole quando scende all’orizzonte la cui luce si sposta decisamente verso il rosso.
Per questo dubito dell’allontanamento delle galassie e dell’espansione dell’universo; penso che tutto sia soggetto alla legge del moto rotatorio.

Anche la nostra stessa vita è un moto rotatorio, infatti nascita, infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia e morte sono simbolicamente simili alle stagioni della terra.
Per questo anche la morte stessa non può che essere la fine di una stagione ed il preludio per una nuova nascita.

Quando coscientemente induciamo sofferenza agli altri, questa stessa sofferenza diventa anche la nostra sofferenza; questa è una legge universale dal momento che siamo legati più o meno profondamente con tutta la vita










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