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Messaggio Da matrona Sab Ott 03, 2009 4:16 am

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Il poeta greco Esiodo (vissuto fra l'VIII e il VII secolo a.C) fu il primo a parlare della Fenice, uccello leggendario privo di consimili - e quindi di discendenza - che sarebbe vissuto per secoli e , al momento del trapasso, avrebbe manifestato la sua capacità più prodigiosa: dalle sue spoglie mortali, infatti, sarebbe nata un'altra Fenice, reincarnazione di quella precedente.
Alcune fonti tramandano che la Fenice sarebbe vissuta per 500 o anche 1461 anni o ancor più.
In ogni modo, giunto il momento in cui la creatura avrebbe sentito che le forze la stavano abbandonando e il suo magnifico piumaggio iniziava a scolorire - segnali della morte imminente - si sarebbe recata su un picco isolato per costruirvi una sorta di pira radunando piante aromatiche, incenso e amomo; quindi avrebbe appiccato il fuoco alle erbe e si sarebbe lasciata consumare dalle fiamme per alcuni giorni, finché dalle sue ceneri non fosse sorta una nuova Fenice che avrebbe spiccato il volo, con le piume risplendenti ai raggi del Sole.
La Fenice vien citata nella Metamorfosi di Ovidio;
Anche Dante narra la rinascita della Fenice:
canto dell'inferno XXIV
- erba nè biado in sua vita non pasce \ ma sol d'incenso lagrime e d'amomo \ e nardo e mirra son l'ultime fasce -;
Secondo un'altra tradizione - riferita anche dallo storico latino Cornelio Tacito (55\120 a.C) - l'uccello morente avrebbe impregnato del proprio seme il nido: la Fenice rinata avrebbe avvolto nella mirra i resti mortali della genitrice e li avrebbe portati nella città egizia di Eliopoli, affinché fossero bruciati sull'altare del dio Sole.
La Fenice, oltre che la rinascita, possiede anche molti altri poteri magici: Il suo canto infonde coraggio nei cuori puri e terrore di quelli malvagi;una sola goccia del suo sangue è sufficiente a rendere immortale chi lo beve; le lacrime della Fenice può guarire qualsiasi malattia e ferita.

L'aristocratica maestosità della Fenice sarebbe stata rivelata in primo luogo dal suo magnifico aspetto; simile per forma ad un'aquila reale, avrebbe posseduto un piumaggio sontuoso e variopinto: il collo sarebbe stato coperto di piume dorate brillanti come il Sole, le ali di un arcobaleno di tinte iridescenti, mentre il capo sarebbe stato sormontato da 2 lunghe creste.
Anche il carattere rivelava la maestosità dell'uccello: capace di un'immensa dolcezza, avrebbe avuto il potere di leggere nel cuore degli uomini, smascherando coloro che coltivavano sentimenti impuri.
Malgrado la sua estrema bontà, la Fenice sarebbe stata una creatura fiera e qualunque tentativo di catturarla e\o addomesticarla sarebbe stato destinato a fallire ancor prima di incominciare.

Fin dai tempi antichi degli Egizi, la Fenice era associata al continuo sorgere del sole, poi nel corso dei secoli, alla sua figura furono associate ulteriori simbologie: presso i Romani, rappresentava la forza vitale dell'impero Romano, ed era raffigurata anche sulle monete del regno,oltre a raffigurare la rinascita e l'immortalità; per i cristiani, assunse un valore simbolico della morte e rinascita di Cristo.
Ma, la Fenice, non ha solo dei simbolismi positivi: talvolta viene paragonata all'amante consumato dalla passione.
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