Il Gatto con gli stivali
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Il Gatto con gli stivali
"Dalla sete di vivere nasce il dolore, dalla sete nasce il timore; chi è libero da sete non conosce dolore: di che cosa dovrebbe aver timore? (Dhammapada)
"Sete" è il termine tradizionale orientale che da solo riassume tutte le avidità, le passioni (di vincere, di possedere, di affermarsi o semplicemente di vivere) e tutte le forme di attaccamento che immancabilmente ne derivano.
"Libido" è invece il termine della tradizione occidentale tradotto in latino da Sant'Agostino che descrive la causa della sete. La libido è il fuoco che arde nell'individuo illuso dalle passioni, fuorviato dai modelli di successo, e sgomentato dalla realtà dominata dai "draghi" che bruciano ogni forma naturale di vita.
Per estingure questa sete ardente è necessario reciderne le radici stesse, ossia sopprimerne il processo desiderante. Per far questo c'è una sola via, difficile e austera, che si avvale di tutte le tecniche che servono a padroneggiare i registri della vita interiore (controllo dei sensi, del corpo, dell'immaginazione, degli affetti e delle emozioni; una rigorosa disciplina di vita, vigilanza....)
Per gli artisti del rinascimento alchemico, sensibili al dibattito aperto dalle congregazioni religiose sulla necessità di estirpare il peccato (la libido sessuale), il diavolo (le passioni) e satana (la libido spirituale) dal corpo "peccatore" , la libido non deve essre soppressa (attività assolutamente inutile e fuorviante destinata all'insuccesso), ma è il "fuoco segreto" in grado di trasformare il piombo (l'intelletto razionalizzatore finalizzato alla soddisfazione della sete) nell'oro della mente creativa.
Per essere liberi dalla sete non si deve
"imitare" Cristo. Non è necessario sacrificare se stessi, anche perché il sacrificio della libido si configura come il sacrificio del "capro espiatorio" in nome di una continuità di intenzioni perverse libere dai sensi di colpa. Cristo crocifisso è, e deve rimanere, un severo ammonimento sugli effetti deleteri provocati dalla tentazione di contenere le passioni, frenare le passioni e trascendere la libido in "amore universale" nelle anime "ingenue" che non sono preparate a sopportare la crudeltà della "flagellazione morale", del "calvario emotivo e psicosomatico" e della "crocifissione sociale".
La libido è un valore positivo: è il carburante dell'ego in grado di sostenere la volontà di evolvere nella materia e nello spirito. Cristo non potrebbe risorgere a una nuova comprensione dell'esistenza se non avesse compiuto la trasformazione da "figlio dell'uomo" (libido di vivere) a figlio di Dio (libido di trascendere la prima materia in amore, creatività, coscienza e conoscenza). La morte sulla croce di INRI si configura per gli alchimisti come un evento puramente simbolico, da attuare interiormente facendo appello alla capacità della mente di assimilare la verità attraverso le funzioni analogiche, anagogiche, letterali, metaforiche e allegoriche indotte dall'energia contenuta nel simbolo, nell'icona e nel mito.
La via per la felicità passa infatti per altri sentieri e cammini spirituali e persegue modelli che poco hanno da spartire con la fede "laica o religiosa" in un Dio benevolo e compassionevole.
Verso la fine del Seicento vengono elaborate due favolette che sintetizzano alcuniprincipi cardine della "filosofia della felicità" immaginata dagli alchimisti: "Il Gatto con gli stivali e la Gatta Cenerentola".
Un mugnaio in punto di morte lascia il mulino al figlio maggiore, il denaro al figlio mezzano e solo un gatto al figlio minore. Il distacco dalla libido materiale (i beni) e sociale (il denaro) conduce l'individuo a confidare unicamente sull'abilità della propria mente (il gatto) di destreggiarsi nella vita priva di quei "fardelli" che identificano la felicità terrena con la felicità materiale. Il gatto spoglia il suo padrone (l'ego) da ogni idenficazione con il nome, lo status sociale, professionale, economico (i vestiti) e lo getta in acqua (il mondo dei sentimenti), appena in tempo, poco prima del passaggio della carrozza del Re (coscienza alchemica) e della Principessa (consapevolezza sensoriale). La consapevolezza di avere un valore intrinseco (coscienza, creatività, amore e immaginazione)indipendentemente dall'identificazione con i diversi "registri" dell'ego, trasforma il figlio del mugnaio nel "Marchese di Carabas". La mente che controlla l'istinto, la pulsione e la libido, trasforma il fuoco del desiderio in immaginazione creativa (gli stivali ai piedi come gli stivali alati di Hermes).
Sviluppando un "consapevole dominio" sul corpo e le sue azioni subconscie e inconscie, la mente inizia un lavoro di conoscenza dell'ego ipertrofico (l'orco) che regna nel mondo occidentale. La vanità, l'orgoglio, la presunzione e la volontà di primeggiare, di autocelebrarsi e di autoaffermarsi nel mondo, sono aspetti dell'ego dominato dalle passioni. Il gatto con gli stivali pungola, persuade, istiga, suggestiona e infine imapara a manipolare a proprio favore la mente subconscia di chi non si accorge di essere diventato un "orco" interessato unicamente a soddisfare bisogni, necessità e desideri materiali.
Nella favola non esiste una morale, ma indica metaforicamente una via possibile alla felicità. Entrare "nudi nel fiume" e confidare nelle abilità della mente di evolvere in coscienza critica (il Re), consapevolezza sensoriale (la principessa) e conoscenza della realtà (il gatto ingoia l'orco ridotto a misero topolino), significa affrontare la vita da un diverso punto di vista.
Nell'immagine disegnata da un alchimista nel 1680, Hermes viene disegnato con un gonnellino di piume di pavone e con il caduceo in mano.
La riduzione dell'ego a fantoccio sociale (il gonnellino) e la trasformazione della libido in amore, creatività e coscienza (i tre atti dell'opera), mette le ali al desiderio di conoscere la via femminile alla felicità (la gatta cenerentola), interprete di un diverso approccio alla vita fondato sul contenimento della pulsione/desiderio sotto la "cenere".
"Sete" è il termine tradizionale orientale che da solo riassume tutte le avidità, le passioni (di vincere, di possedere, di affermarsi o semplicemente di vivere) e tutte le forme di attaccamento che immancabilmente ne derivano.
"Libido" è invece il termine della tradizione occidentale tradotto in latino da Sant'Agostino che descrive la causa della sete. La libido è il fuoco che arde nell'individuo illuso dalle passioni, fuorviato dai modelli di successo, e sgomentato dalla realtà dominata dai "draghi" che bruciano ogni forma naturale di vita.
Per estingure questa sete ardente è necessario reciderne le radici stesse, ossia sopprimerne il processo desiderante. Per far questo c'è una sola via, difficile e austera, che si avvale di tutte le tecniche che servono a padroneggiare i registri della vita interiore (controllo dei sensi, del corpo, dell'immaginazione, degli affetti e delle emozioni; una rigorosa disciplina di vita, vigilanza....)
Per gli artisti del rinascimento alchemico, sensibili al dibattito aperto dalle congregazioni religiose sulla necessità di estirpare il peccato (la libido sessuale), il diavolo (le passioni) e satana (la libido spirituale) dal corpo "peccatore" , la libido non deve essre soppressa (attività assolutamente inutile e fuorviante destinata all'insuccesso), ma è il "fuoco segreto" in grado di trasformare il piombo (l'intelletto razionalizzatore finalizzato alla soddisfazione della sete) nell'oro della mente creativa.
Per essere liberi dalla sete non si deve
"imitare" Cristo. Non è necessario sacrificare se stessi, anche perché il sacrificio della libido si configura come il sacrificio del "capro espiatorio" in nome di una continuità di intenzioni perverse libere dai sensi di colpa. Cristo crocifisso è, e deve rimanere, un severo ammonimento sugli effetti deleteri provocati dalla tentazione di contenere le passioni, frenare le passioni e trascendere la libido in "amore universale" nelle anime "ingenue" che non sono preparate a sopportare la crudeltà della "flagellazione morale", del "calvario emotivo e psicosomatico" e della "crocifissione sociale".
La libido è un valore positivo: è il carburante dell'ego in grado di sostenere la volontà di evolvere nella materia e nello spirito. Cristo non potrebbe risorgere a una nuova comprensione dell'esistenza se non avesse compiuto la trasformazione da "figlio dell'uomo" (libido di vivere) a figlio di Dio (libido di trascendere la prima materia in amore, creatività, coscienza e conoscenza). La morte sulla croce di INRI si configura per gli alchimisti come un evento puramente simbolico, da attuare interiormente facendo appello alla capacità della mente di assimilare la verità attraverso le funzioni analogiche, anagogiche, letterali, metaforiche e allegoriche indotte dall'energia contenuta nel simbolo, nell'icona e nel mito.
La via per la felicità passa infatti per altri sentieri e cammini spirituali e persegue modelli che poco hanno da spartire con la fede "laica o religiosa" in un Dio benevolo e compassionevole.
Verso la fine del Seicento vengono elaborate due favolette che sintetizzano alcuniprincipi cardine della "filosofia della felicità" immaginata dagli alchimisti: "Il Gatto con gli stivali e la Gatta Cenerentola".
Un mugnaio in punto di morte lascia il mulino al figlio maggiore, il denaro al figlio mezzano e solo un gatto al figlio minore. Il distacco dalla libido materiale (i beni) e sociale (il denaro) conduce l'individuo a confidare unicamente sull'abilità della propria mente (il gatto) di destreggiarsi nella vita priva di quei "fardelli" che identificano la felicità terrena con la felicità materiale. Il gatto spoglia il suo padrone (l'ego) da ogni idenficazione con il nome, lo status sociale, professionale, economico (i vestiti) e lo getta in acqua (il mondo dei sentimenti), appena in tempo, poco prima del passaggio della carrozza del Re (coscienza alchemica) e della Principessa (consapevolezza sensoriale). La consapevolezza di avere un valore intrinseco (coscienza, creatività, amore e immaginazione)indipendentemente dall'identificazione con i diversi "registri" dell'ego, trasforma il figlio del mugnaio nel "Marchese di Carabas". La mente che controlla l'istinto, la pulsione e la libido, trasforma il fuoco del desiderio in immaginazione creativa (gli stivali ai piedi come gli stivali alati di Hermes).
Sviluppando un "consapevole dominio" sul corpo e le sue azioni subconscie e inconscie, la mente inizia un lavoro di conoscenza dell'ego ipertrofico (l'orco) che regna nel mondo occidentale. La vanità, l'orgoglio, la presunzione e la volontà di primeggiare, di autocelebrarsi e di autoaffermarsi nel mondo, sono aspetti dell'ego dominato dalle passioni. Il gatto con gli stivali pungola, persuade, istiga, suggestiona e infine imapara a manipolare a proprio favore la mente subconscia di chi non si accorge di essere diventato un "orco" interessato unicamente a soddisfare bisogni, necessità e desideri materiali.
Nella favola non esiste una morale, ma indica metaforicamente una via possibile alla felicità. Entrare "nudi nel fiume" e confidare nelle abilità della mente di evolvere in coscienza critica (il Re), consapevolezza sensoriale (la principessa) e conoscenza della realtà (il gatto ingoia l'orco ridotto a misero topolino), significa affrontare la vita da un diverso punto di vista.
Nell'immagine disegnata da un alchimista nel 1680, Hermes viene disegnato con un gonnellino di piume di pavone e con il caduceo in mano.
La riduzione dell'ego a fantoccio sociale (il gonnellino) e la trasformazione della libido in amore, creatività e coscienza (i tre atti dell'opera), mette le ali al desiderio di conoscere la via femminile alla felicità (la gatta cenerentola), interprete di un diverso approccio alla vita fondato sul contenimento della pulsione/desiderio sotto la "cenere".
sito:http://www.equilibriarte.org/museohermetico/blog/il-gatto-con-gli-stivali
matrona- Collaboratore
- Numero di messaggi : 604
Data d'iscrizione : 12.07.09
Età : 37
Località : Menzoberranzan, Forgotten Realms
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