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I misteri Eleusi

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Messaggio Da matrona Lun Mar 29, 2010 8:39 pm

I misteri eleusini erano riti religiosi misterici che si celebravano nel santuario di Demetra nell'antica città greca di Eleusi.
I riti eleusini erano antichissimi, si svolgevano già prima dell'invasione ellenica.
Quando, nel VII secolo a.C., Eleusi diventò parte dello Stato ateniese, i riti si estesero a tutta la Grecia antica e alle sue colonie.
Ebbero larga diffusione anche a Roma e perfino Cicerone e l'imperatore Gallieno vi presero parte.


Il rito era diviso in due parti: la prima (piccoli misteri) era una specie di purificazione che si svolgeva in primavera ogni anno, la seconda (grandi misteri) era un momento consacratorio e si svolgeva in autunno ogni 5 anni.

La distruzione del tempio di Demetra nel 396 d.C., ad opera dei visigoti di Alarico, sancì la definitiva interruzione delle celebrazioni.

posto qui un sito carino da vedere:
http://www.sideratau8.org/


I piccoli misteri


I piccoli misteri avevano luogo tutti gli anni in primavera ad Agrai, ed erano la preparazione ai grandi misteri.
Le piccole consacrazioni iniziavano con simboliche purificazioni preparatorie, per esempio con un bagno nel fiume Ilisso, inoltre i neofiti, dovevano sacrificare un maiale e digiunare per più giorni.
Al momento giusto lo hierokeryx (cioè l'araldo delle cose sacre), li accompagnava nel recinto del tempio di Demetra.
Qui un coro cantava un antichissimo canto dorico che parlava della "vita del sogno" e della "vita vera".
Alla fine del canto lo hierokeryx conduceva i neofiti nel boschetto sacro, dove aveva luogo la parte culminante dei piccoli misteri: il primo atto del sacro dramma di Persefone, che veniva rappresentato sotto forma di spettacolo.

Con una scena altamente suggestiva e commovente veniva loro mostrato come Persefone (l'anima),invece di pensare a Dioniso, lo sposo destinatole da Zeus (la luce divina), soggiaceva alle lusinghe di Eros ( il demone della bassa natura, gli istinti animali), per cui Ade la rapiva e la portava nel mondo degli inferi (il mondo materiale e dei sensi) per tenerla prigioniera per l'eternità.

Dopo questo primo atto del dramma, lo hierokeryx spiegava loro che avevano assistito alla storia della loro anima e che stavano ancora girovagando nelle tenebre. Ma si sarebbero potuti salvare se si fossero svegliati dalla magia di Eros.
Dopo questo sermone lo hierokeryx, diceva loro di riflettere sulle parole di Empedocle:

<<La nascita dell'uomo è una spaventosa catastrofe per la quale esseri viventi immortali diventano mortali.>>

A questo punto i neofiti diventavano misti (velati).
Essi si chiamavano velati perché non avevano ancora visto la <<gande luce>>, la verità piena, ma la guardavano e la intuivano come attraverso un velo.
Si rendevano conto che la loro vita era un'essenza transitoria e che la vera esistenza l'avrebbero raggiunta solo dopo l'iniziazione.

Sul finire dei piccoli misteri, lo hierokeryx imponeva hai misti di imprimersi nella mente la massima di Olimpiodoro:

<<Lo scopo dei misteri è quello di riportare l'anima nella condizione che aveva prima della caduta nel mondo degli inferi.>>

Così preparati i misti, rimanevano in attesa dell'inizio dei grandi misteri, in cui sarebbero diventati iniziati, sapienti, veggenti (epopti).
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I misteri Eleusi Empty Re: I misteri Eleusi

Messaggio Da matrona Lun Mar 29, 2010 10:03 pm

I grandi misteri

Venivano ammessi hai grandi misteri dolo i misti che avevano già ricevuto le piccole consacrazioni.
I grandi misteri avvenivano ogni 5 anni all'epoca del raccolto, nel mese di boedromion (settembre) ad Eleusi, e duravano 9 giorni.


Il primo giorno era denominato "il giorno dell'assemblea".
I misti si riunivano per essere ammessi hai grandi misteri e si preparavano ad essi.

Il secondo giorno obbedivano all'ordine:
<<Al mare, voi consacrati!>> (naturalmente detto in greco antico suona meglio Cool ) e in una lunga processione si recavano al mare per delle abluzioni purificatrici.
Inoltre assistevano al 2° atto del dramma di Persefone.
In questo atto veniva rappresentato, con grande suggestione, il dolore e la disperazione di Demetra (l'anima universale) per la perdita dell'amata figlia Persefone (l'anima umana).
I misti assistevano alla disperata ricerca di Demetra, della figlia, con una fiaccola in mano per 9 giorni e 9 notti.
Lo hierokeryx spiegava loro il significato esoterico della rappresentazione e parlava loro dell'amore divino dell'anima universale, che cerca l'anima dell'uomo per liberarla dai ceppi della mortalità e per riunirsi ad essa. Poi parlava loro della trasformazione che l'anima umana subisce nella sua pellegrinazione attraverso le varie fasi dell'esistenza.
La cerimonia si conclude con canti sacri.

Il terzo giorno è definito il "giorno del lutto".
I misti, piangendo con Demetra, per Persefone prigioniera nell'Ade, pensavano alla propria anima prigioniera della mortalità e del materialismo.
In questa giornata si praticavano esercizi di introversione, digiuno, preghiera e meditazione in silenzio.
La sera si radunavano per un banchetto sacro e tutti bevevano una misteriosa mistura.

Il quarto giorno si offrivano sacrifici a Demetra e a Persefone.

Il quinto giorno era il "giorno della fiaccolata".
All'imbrunire i misti, capeggiati dal daduchos, il portatore di fiaccola (che rappresentava il Sole), si recavano in corteo al tempio di Demetra con fiaccole accese, per ripetere simbolicamente la ricerca della dea.
La fiaccola accesa simboleggiava l'amore divino accesosi in essi.

Il giorno detto Jakchos durava 4 giorni, ed era il più solenne e la fase culminante dei grandi misteri.
In esso gli iniziati e i misti, con una solenne processione di 4 ore, da Atene, percorrevano la via sacra fino al tempio di Demetra ad Eleusi, portando uno statua di Jakchos-Dionisio.
La cerimonia simboleggiava l'avvento della luce e la presenza del divino.

Prima della processione ad ogni partecipante, veniva consegnato un triso (bacchetta magica) e un cesto sigillato, che dovevano tenere con sé per l'intera giornata senza aprirla.
La cesta, la notte dell'iniziazione, il gerofante, avrebbe aperto e mostrato i tre oggetti benedetti e spiegato il loro significato.
Lo hierokeryx, poi avrebbe spiegato che anche il trasporto del cesto aveva un significato: gli uomini portano con sé tante cose delle quali non conoscono il valore, facoltà misteriose che solo dopo iniziati avrebbero capito.

All'imbrunire, dopo il pellegrinaggio, venivano ricevuti nel tempio di Eleusi dal sacro araldo che scacciava gli intrusi al grido :
<<Eskato bebeloi!>>
(Via di qua i non-iniziati e tutti gli empi che hanno l'anima coperta di delitti!).
Per chi partecipava a queste cerimonie senza averne il diritto, se trovato, rischiava la pena capitale.

A questo punto i misti dovevano nuovamente lavarsi nell'acqua consacrata e giurare che non avrebbero mai rivelato nulla di ciò che avrebbero visto e provato.

Dopo il giuramento lo hierokeryx, spiegava a loro che si trovavano sulla soglia della casa sotterranea di Persefone, e che per trovare la <<grande luce>> dovevano attraversare le tenebre.
A prova superata sarebbero stati iniziati.

La prova iniziava con la svestizione degli abiti e indossare una "pelle" di capriolo.
Poi il daduchos spegneva la sua fiaccola e tutte le altre, a simboleggiare come nella morte si spegne la la luce del mondo esterno.
A questo punto, i misti, venivano portati a mano dei loro mistagoghi (padrini) all'ingresso del labirinto nella più totale oscurità.

Dentro al labirinto, i misti, provati dai digiuni forzati, dalle sessioni di preghiere e dalla mistura misteriosa, si trovavano in uno stato d'animo particolare e si muovevano lentamente e incerti nel buio.
Ad aggravare il loro stato d'animo, dentro il labirinto si sentivano rumori sinistri, grida terrificanti, sospiri a fior di pelle, lampi abbaglianti.
Tutto questo li terrorizzava e gli causava vertigini e la loro fantasia, forse aiutata anche dalla mistura, provocava in loro allucinazioni terribili e incubi ad occhi aperti.
Plutarco, che era stato iniziato anche lui hai misteri, paragonava l'orrore che provava il miste nel labirinto al terrore della morte

Chi cercava di uscire dal labirinto, perdeva il diritto all'iniziazione.

A questo punto i sacerdoti, con la loro arte, sollevavano il velo che separava il mondo invisibile da quello visibile.
In una cripta i misti scorgevano una lieve luce. I misti che ci si avvicinavano vedevano l'Ade.
Vedevano il Tartaro le cui porte in bronzo si aprivano, con un tremendo cigolio, e mostravano i dannati martirizzati dalle Furie, udivano i lamenti, vedevano le espressioni d'angoscia e del rimpianto del mancato paradiso.
In mezzo a tutto, i misti, sentivano la voce dello hierokeryx che pronunciava ammonimenti e minacce.

Finiti gli ammonimenti, le porte si chiudevano e l'araldo comunicava ai misti, che averebbero raggiunto il Plutonium, la dimore del sovrano degli Inferi, allora i mistagoghi, raggiungendo i propri protetti li accompagnavano in una sala apposta, dove avrebbero assistito all'ultimo atto della tragedia.

Arrivati al salone, scortati da solenni canti di invisibili cori,i misti entravano in un vasto atrio sotterraneo, immerso nella semi oscurità.
Il soffitto era sorretto da un frondoso olmo di rame, chiamato <<albero dei sogni>>, la cui pallida chiama occupava tutto lo spazio, e dai suoi rami pendevano terrificanti pipistrelli giganteschi e folti ghignanti.
Di fronte a loro, su un nero trono d'ebano, sedeva Ade con in capo la sua corona di spine e il suo scettro biforcuto, accanto a lui, su un trono uguale, sedeva Persefone, che aveva abbandonato i candidi vestiti per quelli neri e il volto segnato dal dolore velato da un velo nero.

Lo hierokeryx spiegava che come Persefone subiva la tirannia di Ade e desiderasse tornare da sua madre e sotto la luce del sole, così anche la loro anima, legata al potere delle tenebre e dei sensi e desiderava la luce divina.

I misti a questo punto dovevano omaggiare la depressa Persefone con fiori colorati e una corona di narcisi.

All'improvviso, si spalancava una grande porta a due battenti, che irradiava la sala con la luce e oltre di essa si sentiva gridare:
<< Venite misti, venite! Jakchos-Dioniso è qui! Demetra aspetta Persefone! Evoè!>>

Allora Persefone balzava in piedi gridando:
<<Luce, madre mia, Dioniso!>>
Tentando di scappare verso la luce,ma Ade, bloccandola e costringendola a risedersi sul trono. A questo punto, lei cade morta al suolo e le porte si richiudono facendo ripiombare la stanza nel buio più assoluto e una voce dice loro:
<<Morire è rinascere!>>

Con morte si intende quella mistica, poiché morendo Persefone (l'anima) si libera dalla tirannia di Ade e ritorna alla sua vera essenza nella luce divina.

I misti, alla fine recita, venivano accompagnati dai loro mistagoghi nelle stanze del tempio, dove li attendevano lo hierokeryx e il daduchos.
Li si dovevano togliere la "pelle" di capriolo e immergersi in acqua calda,poi venivano date loro delle vesti Bianche e condotti nel corridoio illuminato da migliaia di fiaccole al cospetto del gerofante vestito di porpora, che leggeva da antiche tavole sui significati ermetici della rinascita e che i misti dovevano giurare di non rivelare mai.

A questo punto della cerimonia veniva riportato a loro il cesto e che i misti consegnavano al gerofante che li apriva ed estraeva un uovo, una ghianda, e un serpente di rame arrotolato.

Alla fine della spiegazione si apriva un'altro portale che dava su un campo fiorito, simile hai Capi Elisi e le prime luce dell'alba, nel quale i misti, avrebbero assistito all'ultimo atto della tragedia.

Qui Persefone (l'anima umana),liberatasi di Ade (la materialità) e dalla magia di Eros (i sensi),tramite la morte, si ricongiungeva alla madre Demetra (l'anima universale) e allo sposo Dionisio (la luce divina) che la restituivano al padre Zeus (il Dio supremo).

A fine commedia, si innalzavano inni a Zeus e a gli altri dei e il gerofante impartiva la sua benedizione:
<<Che i tuoi desideri vengano esauditi! Ritorna all'anima universale, anima umana!>>

Con ciò aveva termine la sacra iniziazione.
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